Ancora il Marino può sorprenderci con una precisione modernissima: certo al di là di quanto può arguire e immaginare, egli accenna a questa articolazione allegorica e interiore delle parvenze sensibili, alla lingua delle immagini. Sulla prima soglia del giardino dei sensi - di quel labirinto che simboleggia il poema stesso dell'Adone, «entro cui s'avviluppa l'universo umano»39 _:__ il poeta compendia la scienza dei «sommi giri» dell'occhio, che il suo eroe s'è applicato a scrutare con meticolosità anatomica e morfologica nell'iride, temprata «di limpidi zaffiri» e fregiata «di smalti celesti»: sono, questi giri e fantasmi, «indici fidi, oracoli veraci» dell'anima; sono «de la dubbia ragion secure scorte,/ e de l'oscura mente accese faci». E ancor più avvicinando, in maniera impensata, il nesso dell'inconscio e della lettera, il poeta li dice «del muto desir messi loquaci». Muto è il desiderio, inattingibile fuori delle immagini, e queste, che lo svelano come «lingue pronte ed accorte», non sono altro che lettera: sono «geroglifici e libri». Lasciamo che sia il poeta a concludere. Ci fermiamo - per ora - a questa versione del nostro nodo barocco di parola e immagine: ai «geroglifici e libri, ov'altri pote/ de' secreti del cor legger le note»(L'Adone VI, 35-36). Italo Viola NOTE 1 Torino, Boringhieri, 1981, pp. 29-32. 2 E. Raimondi, Il romanzo senza idillio, Torino, Einaudi, 1985, p. 8. 3 R. Barthes, Sade, Fourier, Loyola (1971), tr. it. di L. Lonzi, Torino, Einaudi, 1977, pp. 54-57. 4 E. Raimondi, Il romanzo senza idillio, cit., p. 8. 96
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