coniugano come segni decifrabili, come unità distinte di un sistema 7 , allora torna a delinearsi in ordine al sapere il contrasto tra la vista e l'udito: mentre si dispiega un'«arte della cosa vista»8 , il Barocco, i princìpi della «nuova scienza» sembrano opporre alla verità formata dalla parola, come Sacra Scrittura, la certezza di ciò che si vede. Secondo la gerarchia medioevale, il senso più alto era l'udito: ora il primato della vista è una minaccia per la «vecchia fede», allo stesso modo della fedeltà luterana alla scrittura, di quella professione del puro ascolto, che libera la lettera divina dal sigillo della Chiesa, esclude la parola- formata nella tradizione e nei testi dell'esegesi e del dogma - su cui questa fonda la propria autorità. Si può guardare di qui, per un momento, alla frontiera che sovrasta e decide il destino di Dante nella Divina Commedia: di qui quella frontiera passa anche attraverso il sistema di valori significato dalla gerarchia medioevale dei cinque sensi, e- senza mutare natura e dislocazione dell'ostacolo, del pericolo- si lascia vedere sotto una nuova luce. Il testo poetico si cimenta sul limite, e l'autore è doppiamente l'eroe del proprio poema: Dante affronta ad ogni passo (con paura di perdersi) l'impresa di convertire ciò che è parola e sostanza di fede in visione, ciò che è «argomento» di cose «non parventi»in forme e «parvenze». La frontiera ulissica percorre la scrittura della Commedia e la materia della sua narrazione: in questa è superata una volta- «intrai per lo cammino alto e silvestro»-, ma nella scrittura è da superare ad ogni tratto: 80 E sì come al salir di prima sera comincian per lo ciel nove parvenze, sì che la vista pare e non par vera, parvemi lì novelle sussistenze cominciare a vedere (Par.XIV, 71-74);
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