Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

Il movimento come fatto mentale Il movimento lo vediamo, e lo trasformiamo in rappresentazione verbalizzabile. Il movimento lo possiamo pure immaginare; e anche questa immaginazione siamo in grado di verbalizzarla. Da sempre, dunque, la nostra parola ha saputo riprodurre il movimento osservato. Ma il movimento è movimento di oggetti, e gli oggetti sono rappresentabili visivamente con disegni, pitture, sculture ecc. In prima istanza parrebbe di dover dire che la parola può descrivere tanto gli oggetti, quanto i movimenti, mentre l'immagine (disegno, pittura, scultura ecc.) offre sì un quidsimile degli oggetti, un concreto simulacro, ma è costretta a eliminare il movimento. In verità l'immagine artistica tende sempre a cogliere una fase intermedia del movimento, così da animare l'oggetto descritto. Ma il movimento, pare, non c'è1 • Che l'immagine possa anche avere il requisito del movimento, è risultato soltanto col cinematografo. L'opposizione fotografia/cinema, coincide con l'opposizione immagine ferma/immagine in movimento. Più interessante per noi l'opposizione disegno/cartone animato, perché in questo caso il movimento è attributo di immagini disegnate, non di immagini riprodotte. Il confronto fra le possibilità della parola e quelle dell'immagine nei riguardi del movimento ha tenuto in esercizio da secoli le menti portate alla teoria. È proprio nella 61

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