lità, l'espressione artistica della forma e l'associazione di svariati significati. Il linguaggio delle parole e quello inaccessibile alle parole hanno la stessa dimora, nello stesso segno, purché non si perda la memoria della fonetizzazione; ciò ricondurrebbe l'ideogramma al silenzio, un silenzio simile a quello che ha avvolto i primissimi simboli astratti che ci sono stati tramandati. Nel frattempo esso vive la sua polifonia. Nel presente testo alcuni «motivi» sono ricorrenti: necessità interiore, risonanza, sonorità, figure di pensiero. Appartengono al vocabolario kandinskiano, essenzialmente a quella sua opera teorica che considero più riuscita: Punkt und Linie zu Fliiche (Punto, linea, piano. 1925). Del vocabolario di questo libro, del suo stile allusivo e a volte oscuro è stato detto che fosse strano e fuorviante, un luogo della rimozione se non del delirio. Questo stile e questo vocabolario ubbidiscono alle esigenze che impone la materia stessa ed è il campo di prova della possibilità di interpenetrazione che propone la teoria. Ho cercato di preservare nella impostazione di questo scritto la modalità di significazione non letterale, di significato indirettamente manifestato (dunque allegoria, allusione) perché è quella adeguata a far riferimento al cammino di ritorno verso la nuova classe di verità a cui l'artista dà vita. Nori aggiungerebbe niente all'intelligibilità del problema in questione tradurre la necessità interiore di Kandinsky con le parole di un altro registro o, se vogliamo, di un altro linguaggio, parole come pulsione, fantasma o finzione di desiderio. È magari nel �imando a un altro discorso appartenente alla sfera della vita dell'arte che questo vocabolario potrebbe trovare un suo corrispondente. Ad esempio la problematica che pone la poesia se confrontata con l'ordinaria attività linguistica. La retorica indiana23 individua nello «dhvani» (lett. suono, eco o risonanza) la presenza di un significato supplementare, la presenza dell'essenza 56
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