Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

dinsky, scrittura-punto, all'infuori della relazione pratica-utilitaria. Questi due mondi si bilanceranno, con modalità diverse, ma non potranno mai equilibrarsi». «Il punto comincia a vivere come un essere autonomo e dalla sua originaria sottomissione (alla scrittura) evolve verso una necessità interiore. Questo è il mondo della pittura». Eppure, il punto è sempre quell'essere-non essere, quasi immateriale, che rappresenta l'unione del silenzio e della parola, il risultato del primo incontro dell'utensile con la superficie materiale (ho citato le definizioni di Kandinsky), sempre identico nella scrittura e nella pittura e ciononostante così dissimile20 • La teoria della Gesamtkunstwerk di Kandinsky è più ampia di quelle precedenti poiché include non solo i linguaggi delle arti ma tutti i linguaggi, ma è anche più restrittiva in quanto, pur invocando l'effetto di risonanza e la necessità interiore che ricondurrà a una radice comune dei linguaggi e dei fenomeni, riconosce la differenza e lo scarto che esiste tra di essi. Prendendo spunto da quest'analisi dei due mondi, quello dell'utilitario e quello dell'arte, farò riferimento a quello che, per motivi di concisione, sarà l'ultimo esempio delle «interpenetrazioni» kandinskiane. Si tratta di nuovo di rapporti tra linguaggi, nell'occasione la pittura va alla ricerca della sua «scrittura» propria. Il lavoro sul punto nella scrittura e nella rappresentazione figurativa aveva indicato una via di «provocazione»: gli spostamenti del punto nella scrittura, aprendo nuovi spazi nella linearità dello scritto avevano su di esso un effetto dirompente. In altre esplorazioni la pittura si accosta alla scrittura. È il caso di lavori appartenenti a periodi differenti, ma che condividono una tensione simile: la pittura si piega alle esigenze della scrittura, cerca un alfabeto e schiude regni nuovi. È il caso del noto dipinto «Einfach» (Semplice) del 1916, considerato una specie di calligrafia astratta (e diversi altri disegni dell'epoca) e di «Trente» 54

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