sconosce il fatto che «la teoria dell'arte ha un carattere embrionario» e che «la scienza dell'arte è inesistente». Il progetto di Kandinsky parte da altri presupposti, per certi versi diametralmente opposti. Egli propone uno studio accurato, fatto in modo analitico, delle proprietà di ogni elemento di ciascuna delle arti coinvolte; un successivo studio dei problemi riguardanti la costruzione, cioè le leggi di riunione degli elementi, nel rispetto della differenza delle modalità specifiche con cui opera ogni arte particolare; e infine una concezione della composizione, ossia il principio generale che regolerà l'organizzazione dell'opera. La composizione non è assemblaggio, è «l'organizzazione logica delle forze vive contenute negli elementi». Il rapporto tra linguaggi diversi non può essere forzato, deve rispettare le differenze, organizzarsi contrappuntisticamente. Se un punto è la calma e il silenzio, e una linea ha in sé una tensione interiormente attiva, nata dal movimento che l'ha generata, l'incrocio dei due elementi potrà creare infinite figure. Esse avranno un «loro proprio linguaggio, inaccessibile alle parole». Un piano ha due linee fredde (orizzontali) e due calde (verticali), il piano ha una sonorità in equilibrio. Ma nessuno potrebbe sentire come sinonimi l'alto, il basso, la destra e la sinistra del piano. C'è evocazione di certe sensazioni, e queste hanno un «lato letterario», leggerezza, pesantezza, etc. E abbiamo dunque risonanza, presentimento delle «radici profonde di tutti i domini dello spirito». Il punto si addice alla scrittura data la sua utilità per la punteggiatura. In quanto è adoperato utilitaristicamente è muto, non ha risonanza, è soffocato. Se la frase si conclude e noi facciamo migrare il punto, lo spostiamo più lontano creandogli uno spazio attorno, il punto vivrà. Ciò che è muto comincerà a parlare, ciò che era utilitario diventerà inutile, ciò che era logico non lo sarà più. «Si produrrà un doppio suono, dice Kan53
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