Ma come sottolinea il suo amico Hugo Ball11 nessuna interpretazione psicologica oggettiva ci è concessa. La psicologia del colore e della forma è sempre e soltanto un metodo per «tormentare i limiti della sua arte», alla ricerca della necessità interiore che guiderà il lavoro compositivo. L'interesse della riflessione sull'opera pittorica e teorica di Kandinsky risiede, a mio parere, nelle notizie che essa ci fornisce sulla struttura e il funzionamento dell'apparato psichico e non viceversa. È, per così dire, un esercizio che si colloca agli antipodi di qualsiasi «interpretazione psicologica» dell'opera d'arte12 . Nel 1905 Matisse presenta quattro nature morte al XXI Salone degli Indipendenti e Kandinsky scrive (diversi anni dopo): «Mi ricordo ancora, molto vividamente, di una bottiglia decomposta col suo tappo...». Va sottolineato di nuovo l'effetto dirompente di uno stimolo che trova la sua strada interiore. In effetti, Kandinsky ricorderà che questo tappo, che migra altrove, dissociandosi dalla sua bottiglia, fu il punto di partenza di un pensiero centrale nella sua concenzione dell'astrattismo. Il grande viaggio che nell'arte (Kunstwende) portava dal naturalismo all'astrattismo, dall'arte rappresentativa all'arte «senza oggetto» era in atto. Per Kandinsky era il momento della mostra «Der Sturm» di Berlino che nel 1913 offre una retrospettiva del pittore. La dizione «arte senza oggetto» farà in seguito fortuna. L'approccio di Kandinsky è diverso, e lo è in modo significativo. Non si tratta di escludere l'oggetto, ma di «ridurlo ai suoi elementi essenziali». La rottura dell'oggetto operata da Matisse è fondamentale come stimolo perché è un'indicazione preziosa circa la possibilità e anche la necessità d'infrangere la forma rigida e consuetudinaria che è diventata muta. Il tentativo è quello di dimenticare la de49
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