Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

getto voti�o è più di quanto ci si possa attendere da una nevrosi di guerra in tempo di pace in cui l'aspettativa che lo scoppio avvenga è continua e assillante. Anche senza il ricorso a una proiezione che l'allontani, la bomba non scoppierà nelle mani del sognatore, non scoppierà perché, come sembra pensare, l'occasione è trascorsa, il tempo (di un'analisi) è scaduto, ma anche perché la guerra è finita, le vie di cose che passano inawertite sono state ripercorse e ricalcandole sono state «smagnetizzate». La fascinazione perversa della palla di pietra ha lasciato il posto-a un ocello colorato in cui è indicata la derivazione del padre, ma non più direttamente dal suo godimento, la bolla di sperma e la sua pietrificazione, bensì attraverso una sigla che, come la W di Wedgwood per Darwin, può diventare per il soggetto il marchio di una propria produzione. «Mille cunei» di orribile fecondità, al termine di un dramma darwiniano, possono riassumersi nell'unica piramide rovesciata (quella che consente di scoprire l'origine dell'uomo nel punto più basso della sua discesa) a far da zoccolo per un trionfo che nel ricordo di una famosa foto di Paul Outerbridge in cui compaiono un cono e un uovo, definirei il trionfo dell'ocello ball-and-socket. Sergio Pinzi 39

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