di una certa convessità: si tratta della forma degli ossi di seppia che la madre portava dal mercato del pesce e sui quali la paziente bambina amava praticare, con il fratello, dei disegni, delle incisioni. Incisioni che sono connesse, lo abbiamo visto, al lavoro di intaglio, indentation, dello zoccolo su cui deve posare, libero, l'ocello ball-andsocket. E qui scatta il confronto, la misura, ma falsa. «A otto anni mi ero già accorta di essere più alta di mio padre...». Per anni la paziente aveva dipinto in analisi il ritratto di un uomo piccolo, di statura e di spirito, ricordandolo per esempio mentre a sua volta fa un disegno sull'osso, un viso, ma così brutto, così infantile che lei era scoppiata a piangere e gli aveva buttato le braccia al collo dicendogli: Ti voglio bene papà! «Ricordo lo sguardo che lui e mia madre si scambiarono allora». Lente di ingrandimento e strumento di misurazione, il tagliacarte di plastica unito al libro scolastico, ora le suggerisce finalmente la reale statura del padre che per l'altezza eccezionale veniva addirittura chiamato Gigante, al posto del quale la figlia si poneva, con uno scivolamento nella perversione, che è un uso, in funzione antipsicotica, delle misurazioni, senza unità di misura però, dato che il perverso non crede che il pene sia distintivo del vivente rispetto all'inanimato, perversione che ora, posta anch'essa sotto la lente, appare macroscopica e svela così il suo inganno: il sogno immediatamente seguente vedrà la paziente attraversare un binario ferroviario andando incontro a un tedesco che le presenta delle catene e a un olandese che le offre scarpe grandi, alte e dure come zoccoli. In realtà, con la nuova scelta per sé del «piccolo», la paziente ha ritrovato la sua «unità di misura» ed è in grado di continuare l'analisi. L'intaglio intorno alla lente, i gradi della parte millimetrata ci mostrano a che cosa serve l'analisi di una nevrotica di guerra in tempo di pace: a conglomerare le chiazze disperse di un amore impossibile in una forma 37
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