Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

sta appunto raccontando, come voleva fare in sogno): si trova in un paesino, dove si recava in villeggiatura intorno ai cinque anni, il paesaggio è collinoso e una nebbia si distende rapidamente, ma in basso, a strisce orizzontali, sulle colline. Lei osserva dall'alto e vede che la nebbia si trasforma in neve. Viene o è annunciata una grande precipitazione d'acqua. Intanto in casa, una casa vuota forse come quella lasciata dopo l'abbandono per cause belliche di una città che era dominata da un corso d'acqua, da un rubinetto scorre dell'acqua. La situazione: si è scoperta un'infestazione da parassiti e non si è chiesta perché. Richiamata su questa sua «distrazione», pensa al turbamento che le provocò la rivelazione di come si fa l'amore. Atto chiamato dai bambini: La nescia. Pensieri: ricorda due scrigni simili, d'argento, forse regalati dallo zio il cui nome contiene sia un evento naturale che un'allusione, infantile, all'atto sessuale, ucciso dai partigiani, e posseduto uno da sua madre e uno dalla zia, moglie dello zio morto. Quello della madre aveva al centro una pietra rotonda, nera, con dei segni, bianchi. Quello della zia aveva invece una pietra larga, piatta, di color mattone. E lei lo trovava meno bello. A questi scrigni si lega per lei il pensiero di trauma sessuale. Si vede seduta a fissare lo scrigno della zia, qualcosa le era stato detto concernente la nescia. Ricorda poi di essere stata sorpresa dal figlio di 3 anni mentre faceva l'amore col marito. Il bambino si era fatto la pipì addosso e aveva inondato il bagno aprendo l'acqua del bidet. Il riconoscimento del trauma avviene col ritrovamento di due colori (nero e mattone), tra i quali si stabilisce un confronto e una gradazione (più bello-meno bello). A questo punto si scopre che il trauma non riguarda un fatto (i 30

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