Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

sione oscena in cui la mente del paziente bambino, costretto a dormire in luoghi di passaggio, corridoi senza porte, si dilatava oltre ogni confine, oscenità che ritroviamo in un altro sogno del paziente: il sogno dello stanzino. Si trova in uno stanzino, apre il frigorifero e vede che c'è una chiazza di olio. Accanto al frigo c'è un lavandino e, sotto, un ripostiglio dove ci sono due piante, una più chiara e una più scura. Una ha forato il pavimento e gli ricorda una pergola con una vite che aveva sollevato il pavimento di marmo, come dei tubi sotterranei che all'inizio lasciano un rigonfiamento. È presente una giovane donna che non fa nulla, si limita a guardare. Fuori dalla finestra, la radio, terzo programma con la rassegna della stampa fatta da un giornalista. Una pianta gli ricorda dei fiori che ha cercato di disegnare durante l'estate: l i coglieva da un'aiola, erano molto vivaci, rossi, gialli, azzurri, con la forma di un trombone, come un grammofono. Le foglie sono appuntite, belle come disegni cachemir. Sono fiori mostruosi perché la notte si aprono, il giorno sono chiusi e stretti. In questo sogno la finestra scandisce il luogo della fobia nel quale appaiono, come nella cura del piccolo Hans di Freud, elementi meccanici ed idraulici. Le radici della pianta sono anche tubi, la vite è anche una vite. L'identificazione al padre è mostrata dalla radio, il terzo programma è lui, il bambino che assiste, dai luoghi di passaggio, agli abbracci dei genitori, ma è anche il padre la cui professione ha a che fare con i mezzi di comunicazione. La fine del sogno ribadisce quella del sogno precedente: qui i genitali della madre sono i fiori chiusi di giorno che si aprono di notte. La spasmofilia che si ,manifesta somaticamente nelle nevrosi di guerra in tempo di pace rivela il suo rapporto 24

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