Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

lo) offerto da tutti i viventi a una suprema bellezza. Il «sogno ambientato a Venezia» ci mostra due volte il «fondo» di cui parliamo. Questo fondo è pittorico, militare, psicotico. Rappresenta l'«originario» inteso però nel senso più esatto come la materia, il «collodio» in cui il soggetto ha stabilizzato la sua immagine corporea. (Per un paziente il suo rapporto alla pittura cessò di colpo per la nausea che lo colse al vedere, durante una lezione, rassodarsi lo strato di gesso sulla «tela» da dipingere). La presenza dell'analista presso un cavalletto evoca, nella risonanza animale di quest'ultimo termine, il luogo della fobia come luogo delle scelte e come presidio antipsicotico. Abbiamo visto come il luogo della fobia, cioé la prima rappresentazione esterna dell'apparato psichico, assuma la forma di una pianta, di una mappa, traversata da una barriera, collocata all'incirca all'età di quattro anni, abbiamo visto come questo luogo permetta la successiva elaborazione di una nevrosi a partire da una costruzione di difesa e crei pertanto una scansione dal fondamento psicotico che lo precede. Questo luogo è segnalato dalla presenza di un animale, cavalli di Hans, la mucca di Darwin, ecc. Dall'età di 4 anni, il luogo della fobia rimanda una eco che può essere fonte invece di «fobie», una fobia che, nel caso del disgusto davanti al formarsi del fondo di gesso, si configura nel rigetto di un'attività manuale che dovrebbe manipolare il fondo psicotico. Nel sogno di cui stiamo parlando, l'alternativa al «cavalletto», da intendersi anche come strumento di tortura per la riluttanza del paziente ad accettare di smettere di «far flanella» per mettersi invece a «fabbricare una flanella», a filare, a formare la materia colloidale del fondo, l'alternativa allettante, piena di applausi e di compiacimento, è il «canaletto»: l'imitazione perfetta, l'esatta riproduzione del procedimento che il padre usava godendo della madre, per riprodurre un canaletto in galleria, allu23

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