Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

tazione della morte (data e subita) e la cultura più umana e dolente della realtà resistenziale. Se i fascisti cantano: A noi la morte non ci fa paura Viva la morte e viva il cimitero. Il partigiano risponde con: Se ti coglie la crudele morte Dura vendetta verrà dal partigiano» scrive R. Rossanda nell'introduzione a lvi, p. 50. G. Vermicelli, Viva Babeuf!, Roma, Manifesto Anni '80 1984 p. 7. «Sono poco liete le canzoni della Resistenza italiana - Lo avete notato? - La più celebre, sulle note di Katiuscia, è "Fischia il vento", e narra della durezza dei giorni del partigiano, la sua continua frequentazione della morte; "Bella ciao" termina con la stessa malinconia. E quella che si ricorda meno, "Pietà l'è morta", è forse la più terribile, perché la fine della pietà è lo scotto più duro da pagare, quello che più stinge su di te, che cerca di far- ti uguale al nemico». Tra l'altro "Pietà l'è morta" era cantata anche dai fascisti della X Mas. 14 I. Nahoum, Esperienze... , cit., p. 104. 15 N. Revelli, La guerra dei poveri, Torino, Einaudi 1962, p. 300. 16 Per l'universo concentrazionario Primo Levi, con grande sensibilità ed intelligenza, ha analizzato il senso di colpa degli scampati nel suo I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi 1986. 11 N. Revelli, cit., p. 141. 18 lvi, p. 124. 1 9 Brighenti G., Il partigiano Bibi, Bergamo, Walk-Over 1983, p. 69. Nella letteratura partigiana vi sono anche forme di amplificazione narrativa del necrologio, cfr. G. Falaschi, cit., pp. 21-24. 20 G. Monaco, cit., p. 104. 21 N. Dunchi, cit., p. 100. 22 lvi, p. 172. 23 P. Chiodi, Banditi, Torino, Einaudi 1975, p. 41. Il testo di Chiodi è un diario retrospettivo scritto a caldo nell'autunno del 1945; forse uno dei più belli della memorialistica, per lo stile disadorno e quasi impassibile nel rappresentare la propria storia scandita dalla ferocia e dall'orrore (Chiodi viene rastrellato come partigiano e poi inviato in un campo di concentramento austriaco da dove riuscirà fortunosamente a fuggire). 24 Cfr. le Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, a cura di P. Malvezzi e P. Pirelli, Torino, Einaudi 1965. 25 «Gli uomini possono morire senza angoscia se sanno che ciò che amano è protetto dalla miseria e dall'oblio», H. Marcuse, Eros e Civiltà, Torino, Einaudi 1964. 26 I . Nahoum, Esperienze..., cit., p. 97. 27 G. Artom, cit., p. 122. 28 N. Dunchi, cit., p. 80. 2 9 P. Chiodi, cit., p. 150. 211

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