Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

la mescolanza del nostro sangue con quello di specie diverse, animali inferiori, due principali gradini della darwiniana «discesa dell'uomo». Con la nevrosi di guerra, in cui forse l'accaduto traumatico ha qualcosa più dell'irreparabile, le delicate sfumature di tinta sembrano ordinate a una gradazione che culmina in una conflagrazione cui solo la guerra offre uno specchio all'altezza. Sono i militi che nell'anagramma mitili mette in rilievo la t che fa di un rombo un trombo: ecco un nuovo gruppo in cui si intrecciano non più uomini e serpenti, ma pesci e soldati. È la «bombetta» che completa la tenuta da cavallo. La professoressa col figlio morto partigiano apre anche alla parte dimenticata del sogno dove cade la frase "sono andata troppo oltre" che si riferisce al tema troppo poco scolastico, ma anche alla traduzione invece troppo scolastica, nel senso di pedissequa, di milites con militi, richiamo al fascismo ma anche pretesto a scivolare da militi a mitili, e dai mitili al ristorante dei trombi. Con il riferimento al pericolo per la salute, nella parte saltata viene saltata anche la possibilità di smetterla, di liberarsi forse domani (un'altra gradazione, temporale, non oggi, domani), possibilità che già nel racconto del sogno non esiste più. Abbiamo visto i colori, vediamo ora, secondo elemento, il fondo. Al fondo della moquette, grigiastro-giallastro corrisponde il fondo di un altro sogno. Un sogno ambientato a Venezia. C'era una donna vecchia, cenciosa, con delle patacche sul vestito. Parlava di «flanella», di una flanella fine, e un'altra donna mostrava una maglia di flanella. C'era poi un uomo con gli occhi azzurri (come l'analista, ma anche come il fruttivendolo che risponde in modo sgradevole a una sua battuta sul «lavorare», per cui evitò poi di andarci), presso un cavalletto. Sopra c'era un quadro, dove era 21

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