Molte brigate partigiane portano il nome dei partigiani uccisi, e questo evidenzia un altro aspetto del complesso rapporto tra i vivi e i morti, dove questi ultimi con il loro sacrificio dimostrano quanto sia giusta la causa per cui si combatte se alcuni danno persino la vita per essa. Per superare lo smarrimento di fronte alla perdita dei compagni, questi diventano un esempio da seguire e quasi sempre alla descrizione cruda e senza enfasi delle circostanze della morte si accompagna nelle memorie un breve profilo del partigiano e del suo carattere; un piccolo necrologio erede di quello militare ma più partecipe e composto: Soprattutto con questo atto di coraggio io credo che Giorgio Paglia, da uomo d'onore, abbia voluto dimostrare ai suoi compagni la sua coerenza, la sua forza e la sua dignità di grande partigiano. Ed è per questo che io l'ho conosciuto e l'ho sempre stimato come un compagno comunista e un amico sincero19• Non mancano i necrologi in cui la commozione ricorre a formule retoriche di attenuazione della morte come «sonno», «riposo»: 202 Addio per sempre giovane compagno!... Sei caduto per indicarci la strada. Ora non è più buio. Ora so dove dobbiamo arrivare. Possano le acque che scendono da queste montagne portare a te e ai tuoi compagni che dormono vicino a te il nostro saluto. Sei caduto sognando un avvenire migliore per gli uomini. Sulla tua tomba noi ti giuriamo che continueremo la lotta perché questo tuo sogno diventi realtà! E quando le forze ci verranno meno, lo scoramento minaccerà di invadere il nostro cuore, l'avvilimento avvolgerà l'animo nostro come una nebbia insidiosa, le delusioni ci prostreranno e il futuro ci apparirà senza sole e la disperazione tesserà intorno a noi la sua trama
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