ni... Il combattimento la fucilazione immediata, la tortura... Come mi sarei comportato in mano agli aguzzini? Avrei avuto la forza di non cedere? Sapevo di alcuni compagni che erano stati seviziati per giorni e giorni. Pensai per un minuto a cosa poteva accadermi e quel pensiero fu così intenso che mi sembrò di viverlo. Poi l'ansia a poco a poco si affievolì in una serie di considerazioni. In fondo la morte è sempre uguale e gli ultimi momenti non possono avere una grande importanza; e poi ancora non era detto che mi avrebbero preso... Potevo sempre serbare l'ultimo colpo per me. Meglio quello della tortura5 • In questo momento non è tanto la morte che mi spaventa, è l'idea delle torture che dovrò sopportare prima di morire, se mi pigliano vivo. Ho paura di non resistere, di parlare... Mi vedo strappare le unghie, il volto sfigurato, tutto il corpo dilaniato, magari legato a una macchina e trascinato per le vie del paese come è capitato a uno dei nostri poco tempo fa6 • La cosa più brutta in questi rastrellamenti era la certezza di non poter essere fatti prigionieri. Se andava male, andava male in un modo solo. Si cercava in confuso di prepararsi per quel momento, l'unico che suscitasse vera repulsione, trovarsi ancora vivi in mano loro7 • Era questa l'idea che mi si affacciava più spesso quando la continua rovina del mio paese mi assillava con la sua presenza, idea che malgrado tutto, malgrado i miei affetti familiari e i miei studi si impadroniva lentamente di me, mi affascinava con l'ingannevole veste dell'avventura o del rischio, mi risplendeva davanti torbida e pacificatrice quanto più cercavo di distogliermene, voltando il viso dall'altra parte8 . Nella guerriglia partigiana, come in ogni guerra, la 198
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