Il cui flauto tace, chinò il capo, si segnò ma non [profferì parola 26 . L'allusione a Priapo è la più evidente, se si pensa alla consuetudine di celebrare questo dio fallico come protettore di orti e di giardini; e, inoltre, si potrebbe anche pensare a Pan («il cui flauto tace»), con il suo carico di «sensazioni animalesche» suggellate da una indicibile paura. Con il segno della Croce si spengono le ultime lusinghe del flauto e Beatrice appare «velata» affinché Dante non scorga ancora la sua beltà ormai divinizzata. Sopra candido vel cinta d'uliva Donna m'apparve, sotto verde manto, Vestita di color di fiamma viva. E lo spirto mio, che già cotanto Tempo era stato ch'a la sua presenza Non era di stupor tremando affranto, Sanza de li occhi aver più conoscenza, Per occulta virtù che da lei mosse, D'antico amor sentì la gran potenza27 • Qui Eliot, anziché riprendere il simbolismo cromatico proprio della giovane (bianco come la Fede, verde come la Speranza, rosso come la Carità), impiega quello tipico della Vergine (bianco e azzurro). Beatrice e la Vergine dunque si confondono in una sola entità che «redime il tempo, redime il sogno». E nel sogno della Vita Nuova rivisitata eliotianamente la Redenzione· investe innanzi tutto quella colpevole, iniziale, «sensazione animalesca» il cui orrore è sicuramente legato alla rigida educazione puritana ricevuta dal poeta anglosassone. Renzo S. Crivelli 193
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