Tra il fumo e la nebbia d'un pomeriggio decembrino La scena si sistema da sola - almeno così sembra - Con un: «Ho riservato questo pomeriggio per voi...» Poi, nel gioco ambiguo ed allusivo, si dispiega la seduzione: Voi siete invulnerabile, non avete tallone d'Achille. Proseguirete, e quando ce l'avrete fatta Potrete dire: molti non sono arrivati fin qui. Ma che cosa ho io, cos'ho, amico mio, Da darvi, che cosa potete-ricevere da me?16 Ad un certo punto il giovane interlocutore teme di perdere la padronanza di sé (lo dice ben due volte) e sente il terreno che gli vacilla sotto i piedi: «Il mio autocontrollo s'assottiglia; siamo davvero al buio». Un senso di oscurità che non può non richiamare il vuoto del Peccato. La stessa atmosfera è presente nel «Canto d'amore di J. Alfred Prufrock», scritto tra il 1910 e il 1911 e pertanto coevo al «Rit�atto». Anche �el salotto letterario evocato da Prufrock non accade praticamente nulla. L'urtica cosa certa è che il protagonista lascia· la propria abitazione, .· attraversa una città labirintica e si reca ad uri ricevimento dove incontrerà una donna di cui non sappiamo nulla. Ancora una volta Eliot ci lascia dapprima intendere che saremo, come il T iresia della Terra desolata, testimoni di un avvenimento rilevante: una sorta di conflitto passionale in grado di coinvolgere metaforicamente l'essenza maschile e quella femmi, nile; e invece, profondamente delusifors'anche nel nostro voyeurismo letterario, ci trovia- · mo assai più banalmente ad una lezione su come si possono «controllare. le proprie sensazioni animalesche». . Il fatto è che Prufrock non vuole comunicarci nulla. Potrebbe, come racconta il cameriere di «Dans le restaurant», avvicinarsi progressivamente al Peccato sino a sfiorarlo ma preferisce rifugiarsi in un meno pericoloso 187
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==