nomeni percettivi in cui sia presente un livello di contrasto ossia una discontinuità nella distribuzione spaziale della luce. Abbiamo quindi visto che, già a livello molto periferico un «punto» di luce viene proposto alla coscienza come un cerchio luminoso circondato da un anello di buio. A questa prima trasformazione si deve aggiungere un altro elemento percettivo molto caratteristico che è comune praticamente a tutti. È raro vedere una sorgente luminosa intensa e concentrata senza vederla associata a dei «raggi». In genere la sorgente di emissione viene veduta, oltre che come disco+anello, come l'origine di un sistema di «raggi». Con questa parola noi intendiamo un sistema a corona di brevi e sottilissimi segmenti luminosi che si dipartono dal centro dell'oggetto luminoso. La qualità, lunghezza numero e colore di questi raggi è di difficile descrizione poiché varia per ogni sorgente luminosa e varia di momento in momento. In genere i «raggi» sono tanto più lunghi quanto maggiore è l'intensità della luce, sono sottilissimi, terminano tutti più o meno alla stessa distanza dal centro e mostrano colori interferenziali, del tutto simili a quelli che si generano ai limiti degli spettri luminosi. Mentre l'effetto della trasformazione di un «punto» nel sistema disco-anello era a carico delle strutture nervose della retina, più avanti riconfermate dall'attività cellulare delle unità del corpo genicolato laterale e di quelle delle cortecce visive, i «raggi» sono invece un derivato puramente ottico. La luce della stella prima di giungere alla retina deve passare attraverso il cristallino e altri mezzi trasparenti e rifrangenti dell'occhio ottico. Il cristallino ha una struttura interna cellulare di tipo laminare e fibrillare. Le dimensioni delle cellule che compongono il cristallino sono dell'ordine di grandezza delle lunghezze d'onda della luce e quindi i vari passaggi di mezzi a diverso indice di rifrazione provocano complessi 173
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