A questo punto per noi, una psicoanalisi centrata sul linguaggio, sul linguaggio come distinzione e separazione dell'uomo dall'animale, ci appare insufficiente. A questo punto, la scoperta di una nuova forma di nevrosi, ci ha permesso con l'individuarla, di cogliere, oltre questa specifica forma, una rete di connessioni tra ciò che si manifesta nella psiche, e la natura. Gli stemmi, oltre che di macchie e colori, parlano di qm1Jcos'altro: sono «armi», e hanno il loro terreno nel tempo di guerra. Anche la psicoanalisi ha a che fare con la guerra. La guerra le fa da sfondo e ne costituisce l'elemento invisibile. Io non so che cosa sia una psicoanalisi non marcata dalla guerra, talmente inoltrata jn'urì'lungo periodo storico senza conflitti da aver perduto anche le tracce, i «residui» delle ultime guerre. So invece che ora noi abbiamo a che fare con una psicoanalisi segnata dalla guerra, ho scoperto che molte delle difficoltà che sembrano appesantirla, che fanno parlare alcuni di «dipendenza» e di «interminabilità» dipendono invece dal mancato riconoscimento di una specifica sindrome, una figura della clinica della q�ale, avendola individuata, posso_appro- . priarmi come Freud del sogno. Ho chiamato questa «nuova forma» della clinica psicoanalitica, nevrosi di guerra in tempo di pace5 . È una nevrosi che �on colpisce dei combattenti o ex combattenti ma i loro discendenti nati negli ultimi giorni della guerra, o anche molti anni dopo la sua conclusione. Pur essendo lontana nel tempo e staccata dalla drammaticità degli eventi cui si riferisce, questa nevrosi ha la caratteristica davvero singolare di essere una nevrosi traumatica, come se fosse sorta in seguito allo choc di un'esplosione o di un bombardamento. Ma la connotazione più enigmatica dipende dal fatto che questo trauma, che pur appare legato nel modo più stretto a bombe e scoppi di guerra, si rivela in analisi sen15
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