acustica, o anche più complessa. Vorrei recare un qualche esempio. Peter ha sei anni, ed è in terapia da un anno e mezzo; il suo stato fortemente spasmodico, in questo periodo, si è andato attenuando. Alla prima seduta dopo le mie ferie estive era arrivato con una accentuata tensione aggressiva: non era capace di iniziare il gioco, correva su e giù pronunziando parole oscene, buttava gli oggetti e abbaiava come un cane. Mi occorse un certo tempo per comprendere le ragioni del suo comportamento provocatorio, che cercavo di contenere. Sua madre mi aveva detto che la famiglia aveva passato l'intera estate a costruire la propria casa; i genitori erano tesi e nervosi e spesso punivano i figli senza una vera ragione. Tuttavia, nel corso di quella seduta, mi resi conto che l'eccezionale aggressività del bambino doveva risalire a cause più profonde. Nell'inconscio del bambino doveva essere rinato un antico trauma di separazione: la madre lo aveva abbandonato per due settimane alla nascita del fratellino minore. Proprio allora Peter cominciò a balbettare. Essendomi resa conto della situazione instauratasi nel transfert riuscii a calmare il bambino dicendogli che d'ora in avanti avrebbe potuto venire regolarmente da me. Da quel momento l'atteggiamento del bambino cambiò: chiese le forbici e cominciò a giocare. Con l'impiego di carta colorata ritagliò un «albero di Natale» e un «lago con le onde», che poi abbiamo incollato su un foglio da disegno; e Peter disegnò intorno ad essi «l'inverno» e «l'estate». Alla fine si rilassò del tutto e accompagnò il suo lavoro canticchiando spontaneamente. Il canto seguiva ciò che andava facendo: «qui c'è un ramo... e noi ne disegnamo uno...». Mentre era al lavoro era letteralmente pervaso da un senso di soddisfazione; con l'aiuto dei colo142
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==