Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

odori, gli istinti, l'intuizione. Tenendo conto di tutto ciò, Hermann distingue l'orientamento «acustico» da quello «visuale», e adopera questi due attributi anche in senso astratto. «Visuale» sta a significare ciò che è visibile e chiaro per la nostra coscienza, «acustico», invece, ciò che è inconscio, istintivo, irrazionale. Ritengo che la creazione sia un processo che va dall'«acustico» al «visuale», dall'inconscio al conscio: si tratta di un processo nel quale ci si trova di fronte a diversi livelli di espressione. Vi è un centro, espresso nel modo più chiaro, un'idea; ma tutto il processo può venire descritto come qualcosa che ha un suo vertice e una coda che si fa sempre meno definita nello spazio. Le invenzioni scientifiche e le opere d'arte sono «visuali», ma nella fase della ricerca sono, di solito «acustiche»: come se stessimo ascoltando uno spettacolo. Ed è la nostra intelligenza periferica che integra questa zona ancora «acustica» della creazione, questo «campo periferico», nel processo creativo. La periferia è più che uno sfondo, è un dominio ancestrale, inconscio, la profondità degli istinti. Lo «sfondo» si riferisce unicamente al «soggetto» della attenzione, mentre la «periferia» si riferisce egualmente anche all'essere umano che osserva e che crea. Guardiamo adesso un quadro del pittore ungherese Arpad Illés: egli pone in relazione colori e forme, senza fqrmulare un significato preciso. Volutamente, le possibilità di una dilatazione della immagine sono lasciate aperte. Nei quadri di Illés è possibile trovare un significato soltanto se «puntiamo i nostri occhi sull'infinito», all'indietro e in avanti. Affidarci, nel processo di ricerca, alla periferia, «periferizzare» il soggetto, è proprio come «puntare i nostri occhi sull'infinito» quando guardiamo un quadro.[Vedi figura 1] Selye scrive: «La creazione è sempre inconscia, e i suoi 135

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