Il nodo vinciano La cupola «vegetale» della Sala delle Asse, formata dal grandioso viluppo di motivi decorativi arborei annodati da eleganti intrecci di corde dorate, costituisce uno straordinario connubio di forme naturali e artificiali. Nel modulo ornamentale non è tanto un «senso dell'ordine» che è cercato quanto legare, sostenere, intrecciare quell'oculo centrale verso cui i nodi convergono: lo stemma araldico di Ludovico il Moro. E non solo per una ricorrenza celebrativa. Lo stemma del Moro incastonato alla sommità del pergolato si prolunga infatti, discendendo per rami e fronde, nel «sottosuolo» della Sala dove si trovano due grandi frammenti monocromi di possenti (e repellenti) radici che serpeggiano come vivi artigli a divellere strati di terra e di roccia, già evocando le future visioni cataclismiche dei disegni del Diluvio. In questi ultimi, come nelle sinopie della Sala delle Asse, l'ornamento da ordito di una amena architettura «naturale» si fa paurosa immagine di una devastazione organica che dà la misura dello sforzo occorso a Leonardo per comporre quel «nodo vinciano» che tiene uniti uomo e natura, soggetto e godimento. Beltrami41 ha mostrato la «notevole affinità» delle decorazioni di Leonardo con l'arte tipografica delle iniziali dei nomi riprodotte in libri editi dal 1459 al 1519. Sappiamo che gli orditi decorativi di Leonardo raggiungono la loro massima compiutezza e precisione formale negli intrecci di nodi che recano la sigla di una Accademia che porta il suo nome. La sigla LEONARDI. ACADEMIA. VINCI. è la «divisa» dello stampo paterno in cui cogliamo il suggello (e il sigillo) di un sapere della Natura che ha raggiunto la possibilità di trasmettersi a onta del suo indicibile segreto. Moreno Manghi 128
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