vedere nello stemma il marchio di una questione di discendenza e di nome. Gli studiosi di araldica avvertono che non si dovrebbe dare troppa importanza alla presenza in uno stemma di famiglia di quei riquadri più piccoli che in numero più o meno grande rappresentano altri casati. Queste aggiunte avvengono infatti solo allorquando il titolare di un'«arma» sposa una donna che, per vicende dinastiche, è l'ereditiera di una casata. Vi sono tuttavia stemmi recenti e persino «dubbi» in cui queste aggiunte si sono verificate e altri invece antichissimi nei quali permane, i matrimoni essendo avvenuti con donne sempre di rango ma non ereditiere, inalterato il primitivo disegno. Queste considerazioni gettano improvvisamente un fascio di luce sul fatto che questo, chiamiamolo così, candidato all'attività di psicoanalista, ha scelto, per le sue supervisioni, in mezzo ad altri casi dei quali tace pur sollecitato, due casi di pazienti di sesso femminile, entrambe, in un modo o nell'altro, «altolocate»: la prima che, pur borghese, possiede ville e castelli, la seconda che è portatrice di un cognome che non solo ha una precisa risonanza con i cognomi nobiliari, ma contiene anche parti dei cognomi dei due psicoanalisti, un altro oltre me, con cui egli ha avuto a che fare. In questo contesto, tra il sogno della paziente, e una serie di sogni dello psicoterapeuta, si inseriscono due diverse interpretazioni. Quella dello psicoterapeuta che punta sul desiderio del soggetto (i rapporti sessuali della paziente con il cognato) e io che gli indico un altro godimento cui gli animali che lottano in basso a destra nel sogno e l'associazione fatta dalla paziente con i litigi con il fratello, puntano: la figura del padre primordiale intorno alla quale si accende nei fratelli il desiderio e la lotta, è ciò cui ci porta il blasone, lo stemma. Al termine di uno studio, insieme mio e di Virginia Pinzi Ghisi: Nel disegno del rebus2 , la lavorazione cui viene 12
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