tano determinanti ai fini della scoperta di una legge, come appunto nel caso della legge della caduta dei corpi. Gli errori di Leonardo evidenziano invece che se l'essere pensante non ha nulla a che fare con la propria organizzazione interna, con il proprio corpo, allora è proprio questo non rapporto che bisogna rimettere in questione. Sulla base di questa «concezione pregiudiziale» (come la chiama Kemp, in linea con Miller23 , che nella sua monografia su Leonardo se la ritrova a ogni cantone e ha il merito di esservi sensibile, senza peraltro mai capire di cosa effettivamente si tratti: non è forse «pregiudiziale» tutto ciò che nella scienza è essenzialmente anticartesiano?) Leonardo arriva a immaginare una anatomia che corrisponde al suo fantasma, il che è poi anche il fine di tutto il suo metodo sperimentale. È certo che a animare Leonardo è lo stesso desiderio che muove lo scienziato moderno: una perfetta corrispondenza tra la conoscenza e l'oggetto; nel caso, tra il modello anatomico proposto (l'ipotesi teorica) e la reale struttura interna del corpo umano a eui esso deve corrispondere. Ma in Leonardo accanto al desiderio dello scienziato, come rovescio di questo desiderio e responsabile dei suoi «errori», insiste l'arrovellarsi su come la struttura dell'oggetto indagato dovrebbe essere per conformarsi al proprio desiderio soggettivo. Desiderio «patologico» irriducibile che spinge costantemente al superamento della barriera che divide uomo e natura, soggetto e godimento. Questodesiderio è in lui talmente forte che cercheremo di coglierlo in flagrante in un piccolo frammento del suo lascito scientifico. Il primissimo progetto dellaNotomia, il suo trattato sul corpo umano, nella «stupenda serie di disegni del cranio del 1489» prevede una curiosa riforma della teoria scolastica del cervello che era basata sull'interpretazione del De anima di Aristotele. Questa teoria suddivideva il cervello in tre ventricoli intercomunicanti. Nel primo ventri118
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