mente, tutt'uno con lo sguardo, nell'accecamento visionario- ricostituisce quella «schisi» tra l'occhio e lo sguardo che ripristina il «luogo della fobia» la cui barriera molle, tra il soggetto e il godimento da lui separato ma accessibile, è rappresentata in questo caso dalla linea impalpabile che divide l'ombra dalla luce. Nell'aggrottare le sopracciglia e nel farsi «tenebre» colla mano Leonardo non s'avvede però di descrivere piuttosto la reazione di schermo a una fonte di luce accecante che quella di chi si sforza di penetrare il buio. Se infatti nella Caverna è deposto lo Sguardo, non è stato finora notato che la medesima scena è riprodotta, rovesciata, nell'ultimo quadro di Leonardo, il San Giovanni Battista. Il Battista vi appare in effetti in rilievo come una lingua di pura luce (tutta concentrata sul suo incarnato) sullo sfondo completamente nero della Caverna. Non c'è dubbio che nella figura del Battista la silhouette e la Cosa combaciano19 : la «miracolosa cosa» viene avanti verso il soggetto senza che questi abbia alcuna possibilità di sottrarsene. Il quadro, su cui ritorneremo, è infatti completamente privo di tutti quegli effetti di «schermatura» - come per esempio la raccomandazione di dipingere le silhouettes al crepuscolo - che Leonardo ha invece minuziosamente compendiato nel Trattato della pittura. Il San Giovanni nella sovrapposizione di luce e ombra annulla quella linea divisoria che separa Leonardo dall'interno della Caverna nel suo vagabondo curiosare scientifico: l'ombra non è più che lo sfondo da cui spicca il punto d'incandescenza del Fallo: like a star i' th' darkest night esclama Amleto prima di prenderlo fatalmente in pugno. L'esperienza della Caverna ci dice invece che il «luogo della fobia» saltato dalla perversione S 1 S 2 --7-- s i a .._____,,, 115
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