Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

Le Favole mostrano come tutto ciò che in natura . si attenta a uscire dai limiti circoscritti dello spazio assegna� togli perisce immediatamente tra amari pianti e pentimenti perché non è attrezzato se non per sussistere nel luogo in cui è, vale a dire nella sua ignoranza. E questo perché ciascun membrò della natura, il ragno, l'acqua o la vite, è a suo modo un «fesso» come il parpiglione: conosce solo ciò con cui entra immediatamente in rapporto ignorando tutta la complessa catena del vivente di cui fa parte. E questo ·gli è fatale. Il camaleonte che mimetizzandosi tra il fogliame sfugge al carnivoro viene divorato da un elefante intènto a cibarsi di fronde, che non l'ha nemmeno scorto. L'aneddoto vuol mostrare che !'.istinto non conosce la morte perché l'animale è lo scarto immediato su cui la dinamica del vivente passa sopra serven­ ·dosene come di uno strumento. Ma se l'uomo, animale · simbolico, conosce la morte non conòsce però il suo «terribile»: quale credibilità può avere in fatto di libertà il servo hegeliano che non ha maì osato sostenere la «più - terribile prova?» ·Questa conoscenza insostenibile costituisce invece il se� greto di Leonardo, l'oggetto dei suoi indovinelli in forma di profezia, di quella vita in forma di indovinello che egli · ci ha lasciato. Il luogo « terribile e soave» In un famosissimo frammento, proemit> di tutta la sua ricerca scientifica, Leonardo ci racconta della tentazione provata di entrare in una buia Caverna dove, evitando di spingersi oltre la· soglia, sente coesistere «paura e deside� rio: paura per la minacciante è oscura spilonca, desiderio per vedere se là dentro fusse alcuna miracolosa cosa». Questo rimanere sulla soglia e tendersi per vedere al di là di ciò che è dato di vedere - anziché passare diretta114

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