Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

opere; ma la negligenza di Leonardo che, ossessionato dalla ricerca della perfezione, non è mai riuscito a portare a termine nessuna delle sue opere, sposta la paternità sul piano dell'ideale assoluto, della divinità, trasformando di conseguenza l'autore in un padre forzatamente sterile. È per evitare l'identificazione al padre che il voto di sterilità è scrupolosamente osservato; la sterilità cerca di porre rim�dio all'oltrepassamento, qui già effettuato, della barriera che divide il soggetto dall'essere oggetto del godimento paterno: S1 S2 ----- ' S : a La divisione nel legame al padre può allora essere mantenuta solo a patto che il soggetto resti infecondo, dissipi i doni del padre, renda improduttivo il suo talento, eviti accuratamente ogni «riuscita» e si abitui a vivere, sè così possiamo dire, un po' al di sotto della vita, in una familiarità con la morte presa a piccole dosi. Perfino gli indovinelli di Leonardo, di cui Freud dice che «sono tanto ricchi di pensiero quanto poveri di spirito», evidenziano il tratto della sterilità. Il disegno è invece per lui il luogo della voluttà sfrenata dello sguardo, luogo dove la Natura si riproduce in una metamorfosi delle forme che sembra subire la spinta di una fecondità inarginabile. A questo godimento smodato di uno sguardo cannibalico che divora tutto lo spazio percepibile e «vede tutto», privo com'è di ostacoli, Leonardo contrappone la sua scrittura mancina con la pretesa di contrapporre allo sguardo castratore l'erezione di un senso tenuto segreto, di un sapere f�ticizzato in cui Leonardo può individuarsi. Nella piatta superficie del disegno la scrittura mancina ricava il rilievo posticcio (corrie l'effetto puramente illusorio di un trompe-l'oeil o di una anamorfosi) di uno pseu111

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