Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

cante della Legge per Leonardo, ma solo l'affannosa ricerca della «protezione» di un Signore: il Moro, il Valentino, Giuliano de' Medici, lo Chaumont, Francesco I. La sua sopravvivenza dipenderà dal carattere, dalle vicende amorose e belliche (Leonardo è quasi sempre assunto in qualità di ingegnere militare, vagando di fortezza in fortezza per tutta l'Italia centrale), dalle condizioni di salute e in definitiva dagli umori dei suoi padroni. «Li Medici mi creorono e mi destrussono». Sterilità e mancinismo Esiliato dalla comunità dei fratelli Leonardo sarà constretto a inventare (disegnare-progettare) instancabilmente, nel vuoto dell'eredità paterna, una infinità di tecniche, di congegni che devono garantirgli gli indispensabili appoggi e sostegni, quei «puntelli» di cui parla Freud, per poter rimanere incorporato senza soccombere in una Natura non perduta - mitica, amorevole, come quella rimpianta dal nevrotico - ma che «constringendo e stramutando di vita e di forma tutte le create cose, corre con furia a sua disfazione». L'«orizzonte disabitato dell'essere» che secondo Lacan il dito alzato del San Giovanni Battista indica, ci dice in effetti che per Leonardo il significante paterno rimane non solo fuori dal quadro ma assente anche dall'«Altra scena» - nome cancellato, abbiamo appena visto, dal libro della legge ancor prima di essere messo in causa. E da quell'orizzonte deserto può allora risollevarsi la figura grottesca di uno spaventoso Gigante caduto, intento a spidocchiarsi di una moltitudine «d'uomini appiccicati a' capegli, a similitudine di minuti animali che tra quegli sogliono nascere». L'«animalaccio molto orribile e spaventoso», narra il Vasari, la testa di Medusa che il giovane Leonardo aveva 109

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