sterilità deffopera eternamente incompiuta,- viene incanalata da barriere che ne graduano e ne sfruttano la forza d'urto. Resistendo alla tentazione di saltarvi dentro Leonardo si arresta sulla soglia, sulla linea di confine della Caverna in cui ha individuato il suo luogo della fobia: «terribile e soave». Niente lo divide qui dalla Cosa viva se non questa impalpabile linea di frattura tra luce e ombra, che egli decide infine di rispettare, di accettare. Questa barriera pone così un freno a quella curiosità che lo aveva portato - lui che era vegetariano e che comperava gli uccelli in gabbia per restituirgli la libertà- a vivisezionare dei piccoli animali e a ricomporne le membra in un «animalaccio molto orribile e spaventoso» con cui si divertì a spaventare il padre. Possiamo considerare la curiosità, la pulsione di sapere, ci dice Freud, come una sublimazione completa delle pulsioni di aggressione o di distruzione. Si ripropone così il problema di conferire un'espressione alla pulsione di morte che riconduca la curiosità, secondo l'etimologia, alla cura, e il sapere alla conoscenza se è vero che «il sapere scientifico annullala conoscenza naturale, è un sapere che si fa e si perfeziona a spese della conoscenza» 9 • È per cura di conoscere, se così possiamo dire, che Leonardo nell'episodio fobico della caverna (tanto più importante in quanto, come nota Clark, l'immenso lascito dei manoscritti postumi non ci dice niente di una tendenza pronunciata, una predilezione o un'avversione) pone dei limiti alla sua curiosità di sapere. Il suo pensiero può allora costituirsi in forme che hanno la caratteristica di uni- . re alla percezione martirizzante di una Forza che «trasmuta di sito e di forma tutte le create cose», l'ordiny che ne rende possibile una conoscenza (una configurazione) che è anche una cura. Ecco perché Leonardo si interroga, per esempio, sulla formazione delle crepe nei muri, della solidità delle travi o dell'erosione delle sponde çlei fiumi, 103
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