anziché, nella migliore delle ipotesi, un caso clinico (penso al «perfetto ritratto di Leonardo, ma senza il suo genio» a cui Freud rassomiglia un suo paziente nevrotico in una lettera a Jung)2 • Tra il misero inventario di oggetti che forma il conto delle spese per il funerale di «Catelina», l'elenco vestimentario dell'impiccato (dove la raffinata perizia terminologica introduce forse una nota perversa) e i miracolosi panneggi della Sant'Anna (o la liturgia coloristica degli abiti che vestono il Cenacolo) la differenza non è poca. Qualcosa, da ultimo, non costituisce più uno stornamento dell'attenzione, una difesa, benché precaria, rispetto all'insostenibile, ma la sua compiuta espre$sione. Se supponiamo in Leonardo la mancanza originaria di «costruzioni di difesa», di schermi contrapposti al bombardamento degli stimoli esterni e interni; se gli attribuiamo una «capacità di sentire equivalente al martirio»3 possiamo anche comprendere meglio il suo interesse per le opere di ingegneria militare. Un parallelismo tra la figura dell'artista e quella dell'ingegnere militare - figure riunificate in Leonardo - si fa allora strada per indicarci forse il più assillante problema etico che ci tocca in quanto soggetti: come dare espressione alla pulsione di morte?. Problema che è poi attinente a quello del sorgere di una nuova forma di scienza, non più nichilista, della continuità e della vita, di una struttura che colleghi senza dominarla l'uomo alla natura4 • Una sensibilità equivalente al martirio. Ogni scoperta teorica originale, che segna una piccola differenza rispetto al Sapere già costituito di mio padre, piccola differenza in cui solo posso autenticamente sussistere come soggetto, comporta un prezzo elevatissimo pagato in sofferenza, angoscia, isolamento. La conquista reale della piccola differenza confronta il soggetto con quella idea di un annientamento o di una sopraffazione (Ubervvaltin101
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