parte alla congiura de' Pazzi contro i Medici. A sinistra della testa dell'impiccato spiccano queste annotazioni di Leonardo: «berrettino di tané/ farsetto di raso nero/ cioppa nera foderata/ giubba turchina foderata/ di ghole di gholpe/ el chollare della giubba/ soppannato di velluto appiccilato nero e rrosso/ bernardo di bandino/ baroncigli/ chalze nere». Rivelandoci la funzione essenziale della Moda queste note riducono l'evento traumatico fino a mimetizzarlo tra gli ornamenti e i colori che campeggiano in primo piano1 . Analogamente, nei disegni raffiguranti il Diluvio la devastazione cosmica si fa quasi crittogramma nascondendosi tra il movimento ipnotico, piacevole, di patterns decorativi (così come nelle Profezie la descrizione più cruenta è camuffata, in modo peraltro fallimentare, sotto forma di indovinello). Ancora, i micidiali carri armati e falcati progettati da Leonardo sono travestiti delle forme e dei piumaggi di animali favolosi su di cui - più che sulla loro bellicosità - finisce per accentrarsi l'interesse dello studioso. Se molto spesso l'opera di Leonardo è disseminata da esplosioni - linguistiche e figurative - di cruda violenza, è proprio all'interno delle opere più serene e meditate che una grandiosa forza compressa è pronta a scattare, come nei disegni di balestre e catapulte, creando quella tensione sotterranea che le rende «enigmatiche». Noi possiamo forse rivedere il giudizio di Freud su Leonardo, formulato sulla base di sintomi ossessivi - come il dolore per la perdita della madre celato nell'arido conto delle spese per il suo funerale; o la ripetizione, nella più scarna delle annotazioni, della data di morte del padre, - cercando di comprendere la sua sterminata indagine in ogni campo del sapere come una lotta senza quartiere che ha permesso a Leonardo di scollarsi dalla identificazione con l'Abbattuto e l'Impiccato, lasciando dietro di sé un'opera geniale 100
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