Il piccolo Hans - anno XV - n. 60 - inverno 1988-1989

Il piccolo Hans rivista di analisi materialistica 60 inverno 1988-1989 Sergio Pinzi 5 Sergio Pinzi 9 Jorge Canestri 41 Cesare Segre 61 Italo Viola 77 Moreno Manghi . 99 Sara Klaniczay 132 I poteri dei colori Globo dipinto. Le formazioni psichiche e il marchio della "discesa dell'uomo" La risonanza e lo scarto Il movimento come fatto mentale Un nodo barocco di poesia e pittura Freud e il lascito di Leonardo L'intelligenza periferica e la sua importanza nella. crea_zione· ·· scientifica e artistic:à· Mario Spinella 153 I colori c:l.el..sdgno MINUTE Ruggero Pierantoni 171 .. Le forme grafiche della luce Renzo Crivelli' 179 Dante e Eliot: la donna angelicata e il demone puritano LETTURE Alessandro Prigeri 195 La morte e il nemico nelle memorie partigiane lNDICE 1988 .

Il piccolo Hans rivista di analisi materialistica direttore responsabile: Sergio Finzi comitato di redazione: Contardo Calligaris, Sergio Finzi, Virginia Finzi Ghisi, Giuliano Gramigna, Ermanno Krumm, Mario Spinella, Italo Viola. a questo numero hanno collaborato: Jorge Canestri, Renzo S. Crivelli, Sergio Finzi, Virginia Finzi Ghisi, Alessandro Frigeri, Giuliano Gramigna, Sara Klaniczay, Ermanno Krumm, Moreno Manghi, Ruggero Pierantoni, Cesare Segre, Mario Spinella, Italo Viola. redazione: Via Nino Bixio 30, 20129 Milano, tel. (02) 2043941 abbonamento annuo 1988 (4 fascicoli): lire 35.000, estero lire 52.500 e.e. postale 33235201 o assegno bancario intestato a Media Presse, Via Nino Bixio 30, 20129 Milano Registrazione: n. 170 del 6-3-87 del Tribunale di Milano Fotocomposizione: News, via Nino Bixio 6, Milano Stampa: Tipolitografia Meina, Carugate (Milano)

LA PRATICA FREUDIANA PROV INCIA DI MANTOVA IL RESTAURO E L'ANIMA DEL MONDO Mantova - Teatro Bibbiena 24/25 febbraio 1989 Programma Venerdì 24 febbraio ore 18 Massimo Chiaventi (Presid. Amm. Prov. di Mantova) Apertura dei lavori Cesare Segre - Carlo Segre - Giancarlo Consonni Il restauro e il passato perduto Sabato 25 febbraio ore 9.30 Alessandro Conti Il tempo pittore Giordano Montecchi I miraggi del restauro. Filologia e musica antica Italo Viola Il testo del restauro ore 14.30 Giuseppe Cambiano La cosmetica dei classici Sergio Pinzi Il restauro delle teorie sessuali infantili forge Canestri Restauro, Riconciliazione, Riparazione Glauco Carloni Riparare, restaurare, ri-creare

. .I· poteri dei colori Il Laocoonte, intreccio di uomini e animali, posto da Lessing a rappresentare i «limiti di pittura e poesia», viene da noi proposto per un nuovo assunto. Se la pittura è utilizzatCl; come possibile metodo di cura là dove la parola sembra non arrivare, qui viene colta integrata con le stesse strutture psichiche, con una modalità e una tecnica di cui lo stesso apparato psichico si impadronisce. Quella di dipingere è un'abilità di cui tutti serbiamo almeno un ricordo, il ricordo di un disegno realizzato con straordinaria facilità e a questo disegno leghiamo l'impressione di un'intensa felicità. Con l'eccezione dei pittori, si tratta però di un'abilità perduta, ed è con questa perdita che si marca la rimozione nella quale il ricordo di un disegno realizzato senza ostacoli, spesso di un animale, o di un albero o di una casa, sta al posto dell'impossibilità di riconoscere quelle tecniche «pittoriche» di cui Darwin ci ha rivelato l'utilizzo nella selezione naturale. È in questa direzione che si esercita il lavoro del Sogno: le linee, le conformazioni, gli accostamenti e le trasformazioni che di sogno in sogno e di caso in caso vengono alla luce attraverso un ascolto psicoanalitico che non trascuri questo aspetto della vita psichica, rivelano a poco a poco un ordine, aprono nuove possibilità al trattamento di forme al limite per la psicoanalisi come la perversione e la psicosi, e schiudono al soggetto gli abissi della sua filogenesi e della storia del mondo naturale. Un passo più oltre e vediamo come questa arte si sviluppa 5

nella psiche proprio nel rapporto complesso, nell'intreccio uomo-animale, tanto che si può dire che, in assenza dell'animale, di cui altrove abbiamo sottolineato la presenza in rapporto a quel momento e a quel luogo, attraversato da una barriera, che abbiamo denominato «luogo della fobia» e che è databile per il soggetto all'età di circa quattro anni, che è anche il luogo della «scelta» di una nevrosi o del prevalere mancandolo della psicosi o dello stabilirsi cancellandone la barriera di una perversione, qualcosa avviene nella pittura. La pittura è l'erede degli animali morti. Rispetto alle strutture della clinica, varia l'accesso alla pittura che dell'animale mancante colora un ocello nell'inconscio dell'uomo. Per noi oggi la psicoanalisi non tiene conto solamente del linguaggio ma di un campo peculiare cui i sogni e la nosologia (con la scoperta di una nuova nevrosi: la nevrosi di guerra in tempo di pace) stanno per introdurci sostituendo nuove scale alla scala perduta della natura. Lungo una serie di casi clinici e di analisi di sogni, e sul terreno appunto di forme di nevrosi il cui contenuto è riconducibile a un «tempo di guerra» ma che, sviluppatesi in sog- . getti spesso addirittura nati in «tempo di pace», svelano il rapporto ricercato da Freud tra le nevrosi traumatiche e le pulsioni sessuali: la «nevrosi di guerra in tempo di pace» è la conseguenza di quel godimento insopportabile da cui il soggetto stesso è però stato generato, si individuano delle leggi psicoanalitiche della colorazione. I colori non vengono più considerati come simboli (rosso per l'aggressività ecc.) o come aspetti visivi della parola (A noir, I rouge) e neppure valorizzati per un uso strumentale dell'analisi dei bambini, ma per la prima volta appaiono liberamente nei sogni in coppie e in gradazioni di tonalità a formare particolari segni distinguibili come macchie, strisce, ocelli che curiosamente riproducono identici segni nel regno animale. Il richiamo all'araldica porta in evidenza il nesso tra colori, animale e nome del padre, punto nodale che offre due 6

possibilità di sviluppo: o quello, drammatico, della psicosi, nella quale il nome del padre coincide con i segni del godimento, o quello in cui lo stesso nome lavorato dalla psiche del soggetto come appare dai sogni e in analisi, dà luogo a una nuova «gradazione» in base alla quale il soggetto stesso effettua la propria «cura» e trova la possibilità di porsi come indipendente e creativo. Assistiamo così a un «lavoro» che si evidenzia in analisi e che l'analisi stessa promuove. Se nelle macchie e nei colori individuiamo il legame esistente tra uomo e animale (nei sogni le stesse «macchie» e le stesse gradazioni di tinta si dispongono in modo identico a come Danvin ce le descrive sul cavallo, o sul colombo, quando un esemplare ripete su di sé i segni che avevano distinto il progenitore) e articoliamo meglio la funzione dell'animale nei momenti cruciali della storia del soggetto (ricordiamo i lupi del caso dell'Uomo dei lupi; il cavallo nel caso di fobia del piccolo Hans e i tanti altri casi su cui ci siamo soffermati), questa apparizione non è fissa e riducibile a un catalogo inerte. Essa soggiace a un mutamento che in un concatenarsi di sogni prosegue di sogno in sogno e ci dà appunto l'idea di un lavoro, un lavoro del genere di quello con cui con dei filati si fabbrica una rete o simile ai processi velocissimi con cui da un filamento un embrione ricapitola la storia naturale entro se stesso. Dalle macchie alle strisce, attraverso la gradazione dei colori, dalle strisce alle curvature, fino alla formazione di un globo in una successione che ha stretta parentela con quella che porta alla formazione di un «ocello» in natura: queste trasformazioni che troviamo nella Descent of Man di Darwin, si accompagnano nella nostra esposizione a uno sviluppo simile nei sogni degli analizzanti che mostrano il raggrumarsi delle macchie in strisce e ornamenti cui un'ulteriore evoluzione conferisce la forma raccolta e luminosa della pietra sullo scrigno. Come vedremo dichiarato dal sogno stesso, questo proces7

so è un «evento naturale», delicato ma sicuro, cui corrisponde la progressiva graduale conquista della possibilità di riconoscere il trauma dell'impatto sessuale, un trauma misconosciuto cui le grandi rappresentazioni drammatiche della guerra e della «discesa dell'uomo» prestano il fondo necessario a rilevarlo. Isolatane la coloritura incestuosa, l'analisi lo lavora forgiando una nuova struttura, quella dell' «ocello ball-and-socket». Sergio Finzi 8

Globo dipinto. Le formazioni psichiche e il marchio della "discesa dell'uomo" dettàmi-noi dei colori A. Zanzotto, Irrtum «Laocoonte di Lessing: sui limiti di pittura e poesia». Con queste parole Darwin appuntò nel 1838 il titolo del libro, da poco tradotto in inglese, che gli era stato consigliato di leggere. Perché i «limiti», e non i «rapporti»? e come: la «pittura»? I «limiti» è la parola forte di questa articolazione che, prima di ogni altra cosa, e a Darwin, non poteva sfuggire, è un reale intreccio di uomini e animali, un indistricabile, mortale garbuglio. Da questo punto di vista, di una scultura e di un gruppo, un «groppo», che non vengono nominati, animali e uomini, ma che il nome di Darwin rappresenta, credo che si debba intendere la nostra formulazione come: il Laocoonte sui limiti della poesia, e la pittura. Ovvero: che cosa ha da dire il «Laocoonte» sui limiti del linguaggio e cosa c'entra mai a questo proposito la pittura? Nel vecchio dibattito ripreso da Lessing nel Laocoonte intorno alla massima antica «ut pictura poesis», l'imprevedibile interessamento del grande naturalista porta la linfa di nuovi contenuti. Altra è perciò la tesi che oggi appunterei sul Laocoonte: l'animale è ciò che mancando avviene qualcosa nella sfera della pittura. Freud ci ha insegnato quale importanza abbia l'animale nella storia del soggetto. Intorno all'età dei quattro anni la tappa più importante in questa storia, che Freud ha segnalato nel caso del piccolo Hans, è quella che noi 9

abbiamo teorizzato come «luogo della fobia», un tempo, uno spazio che non è semplicemente caratterizzato dall'apparire di una fobia, per esempio quella per i cavalli nel piccolo Hans, ma che della fobia ci dà una struttura che, dalle analisi, emerge in modo così caratteristico: un luogo fatto di due parti adiacenti, due locali, due spazi divisi da un muro, o da una vetrata, o da una parete scorrevole, un di qua nel quale il soggetto si pone come osservatore e un al di là che si immagina di raggiungere: un al di là con determinate caratteristiche che ricalcano appunto quelle segnalate da Freud per il recinto del Dazio di fronte alla casa del piccolo Hans: un luogo che ha a che fare con la Legge, ma insieme con la sua trasgressione, come nel caso di Telma di cui ha parlato Virginia Finzi Ghisi in cui la camera di bambina dell'analizzante confinava con lo studio dello zio «giusto», così chiamato per la sua probità, che aveva lavorato a lungo per lo Stato ma che ora esercitava la professione privata di consulente fiscale ed era perciò insieme il difensore dello Stato e il suggeritore di piccoli sistemi per non pagare, appunto, il Dazio1 . La toponomastica di questo luogo ci ha ricordato la formazione dell'apparato psichico, le sue adiacenze, le divisioni che nel «luogo della fobia» vengono rappresentate da quella che abbiamo chi. amato una «barriera molle», elastica, tentabile, o trasparente, come una vetrata. In più esso è abitato dall'animale, i cavalli, una giraffa, dei lupi, un cane. Il luogo della fobia rintracciabile nelle analisi intorno appunto all'età dei quattro anni, riporta in primo piano un rapporto uomo-animale, che le formazioni di difesa che si sono strutturate per n soggetto a partire da quel luogo, avevano coperto, occultato. Il caso di cui ho parlato recentemente nella giornata di studio a Firenze è quello della paziente di un giovane psicoanalista che vedo per controllare la sua pratica, si dice 10

«in supervisione», e che è tuttavia ancora in analisi con me. Questa giovane donna, che si mostrava preoccupata perché non era riuscita a fare la pipì prima della seduta, aveva fatto tempo prima questo sogno: c'era il lettino dell'analisi, che però era un vero letto, con su una larga macchia d'urina, e in un angolo due animali che lottavano. Nel corso delle sue associazioni che la riportano all'infanzia la paziente parla dei suoi violenti litigi con il fratello. L'analista la distoglie però da ciò per ricondurla, come mi dice in supervisione, al «corpo», cioè all'insieme dei sintomi isterici che hanno accompagnato una sua tumultuosa relazione sessuale con il cognato. Ma qui non di «cognati» si tratta, ma di «fratelli», di qualcosa dunque di più antico e di più radicale, che viene a prendere forma in quel doppio transfert che ha luogo tra la paziente e il giovane psicoterapeuta, tra questo e me. In supen;isione: il termine «aulico» in un certo modo intorno al quale sembra gravitare quel vago mondo di aspirazioni feudali, l'attesa di un'investitura, l'accoglimento in una comunità di eletti, che resiste a qualsiasi elaborazione del romanzo familiare, ci introduce all'aspetto formale del sogno: un campo bianco, il letto, con una macchia gialla. A lato, in basso due animali lottano intrecciati. Il sogno ha la struttura di uno stemma. Al di là della questione della validità dell'utilizzo che di questo sogno fu fatto per un'interpretazione che sottolineava, nell'abitudine della paziente a liberare la sua vescica prima di ogni seduta, l'aspetto di un'urgenza fisica, di un bisogno corporale, quello che mi domando ora è invece a quale urgenza morale, a quale bisogno spirituale ubbidisca quel giovane psicoterapeuta, psicoanalista in formazione, che tra l'altro deve ancora terminare la sua analisi, per da un lato farsi «impressionare» dal marchio bipartito di quel sogno al punto di ripeterne a sua volta in numerosi sogni suoi lo schema spaziale e dall'altro non 11

vedere nello stemma il marchio di una questione di discendenza e di nome. Gli studiosi di araldica avvertono che non si dovrebbe dare troppa importanza alla presenza in uno stemma di famiglia di quei riquadri più piccoli che in numero più o meno grande rappresentano altri casati. Queste aggiunte avvengono infatti solo allorquando il titolare di un'«arma» sposa una donna che, per vicende dinastiche, è l'ereditiera di una casata. Vi sono tuttavia stemmi recenti e persino «dubbi» in cui queste aggiunte si sono verificate e altri invece antichissimi nei quali permane, i matrimoni essendo avvenuti con donne sempre di rango ma non ereditiere, inalterato il primitivo disegno. Queste considerazioni gettano improvvisamente un fascio di luce sul fatto che questo, chiamiamolo così, candidato all'attività di psicoanalista, ha scelto, per le sue supervisioni, in mezzo ad altri casi dei quali tace pur sollecitato, due casi di pazienti di sesso femminile, entrambe, in un modo o nell'altro, «altolocate»: la prima che, pur borghese, possiede ville e castelli, la seconda che è portatrice di un cognome che non solo ha una precisa risonanza con i cognomi nobiliari, ma contiene anche parti dei cognomi dei due psicoanalisti, un altro oltre me, con cui egli ha avuto a che fare. In questo contesto, tra il sogno della paziente, e una serie di sogni dello psicoterapeuta, si inseriscono due diverse interpretazioni. Quella dello psicoterapeuta che punta sul desiderio del soggetto (i rapporti sessuali della paziente con il cognato) e io che gli indico un altro godimento cui gli animali che lottano in basso a destra nel sogno e l'associazione fatta dalla paziente con i litigi con il fratello, puntano: la figura del padre primordiale intorno alla quale si accende nei fratelli il desiderio e la lotta, è ciò cui ci porta il blasone, lo stemma. Al termine di uno studio, insieme mio e di Virginia Pinzi Ghisi: Nel disegno del rebus2 , la lavorazione cui viene 12

dal soggetto sottoposto il nome del padre trovava nel finale una piccola scoperta: il cognome del padre del piccolo Hans, Graf, era ancora la sintesi dell'animale sognato e disegnato dal bambino, Giraff, una giraffa spiegazzata per di più, come è spiegazzato un foglio di carta. Questo «foglio di carta» ritorna in altre storie di animali. Ricordiamo il Vignoli, che per spiegare un movimento evoca lo scarto del cavallo davanti al quale viene agitato un foglio di carta3, o, ritornando a Darwin, quei <5triangoli di carta», triangles of paper, a forma di cuneo che vengono utilizzati da altri cunei, viventi questi, i lombrichi o vermi, worms, per turare i buchi nelle loro tane. E se lo scarto del cavallo richiama subito la fobia, i worms, i cunei viventi di Darwin, richiamano per lui la lettera W, che da bambino non riusciva a pronunciare e che, cuore del nome del padre, la W di Darwin, viene eletta da tre generazioni di Darwin per legami di amicizia e di matrimonio con le donne Wedgwood, gli Wedgwood, il cui nome contiene appunto wedge, cuneo, proprietari della famosa casa di ceramiche4 • Ma a condurci al padre primordiale nel caso cui ho accennato, non è solo il blasone, lo stemma, o la lotta tra i fratelli, o l'evocazione della fobia. A sottolineare la diversità delle interpretazioni, mentre il mio giovane psicoterapeuta sottolineava alla propria paziente «corpo», io in supervisione gli dicevo «macchia». La macchia d'urina, ricondotta a un bisogno fisiologico e ignorata come tale, come macchia e come colore, entra a far parte dell'inconscio stemma nobiliare composto di riquadri di ereditiere. Ignorarla, lo vedremo tra poco, è ancora la stessa ignoranza dell'animale cui è legato il desiderio di lasciare indisturbato, dal lato paterno, un godimento senza nome. Ora è il terapeuta a sognare. Sogna dunque, questo terapeuta, che discende verso di lui da uno scalone, una signora che ha perso di vista da moltissimo tempo, e alla 13

quale aveva proposto di acquistare un cavallo di cui intendeva sbarazzarsi. Il cavallo aveva ricevuto da lui un nome: Godimento. Ma la signora aveva declinato l'offerta. Come nella divisione lacaniana tra campo del godimento e campo del soggetto, anche questo sogno è diviso in due campi, in due zone distinte. Dalla parte del soggetto, presso l'analizzante, compare una forma inquietante, un animale, una cosa rugosa, forse un rospo. Il sogno è in qualche modo simmetrico a quello dellà sua paziente: il fattore fobico degli animali che lottavano in un angolo dello studio, compare qui a fianco del soggetto ancora in analisi, nel posto, il lettino, di quella stessa pozza di urina cancellata da un'interpretazione troppo fisiologica, e poco biologica. L'offerta di Godimento rifiutata, in cui si rovescia la sottolineatura.del godimento del corpo, serve inoltre a far prendere alla macchia disconosciuta come Forma un rilievo minaccioso. E la donna di cui l'analizzante ha sottolineato a due riprese che «è senza un senso», tanto la sua presenza nel sogno gli appariva immotivata, gli richiama un'altra donna, da lui intensamente amata, la quale in seguito a un'operazione chirurgica al seno, era rimasta «senza un seno». Senza un seno, senza un senso. La direzione del sogno che evoca con il rospo la forma rotonda, inquietante di ciò che Freud chiama Das Ding, ciò che dell'altro è irriducibiie e ostile, ma che altro non è, come un volto se_ nza lineamenti, che una forma rotonda, ci segnala che nella pozza d'urina è la macchia a doversi leggere. Che cosa è una macchia? Una macchia è ciò che ritroviamo, ci dice Darwin, a sancire negli ultimi nati di una specie animale la discendenza dal capostipite. Così la macchia come la lotta fra fratelli, segnala la propria pertinenza alla figura del padre primordiale. 14

A questo punto per noi, una psicoanalisi centrata sul linguaggio, sul linguaggio come distinzione e separazione dell'uomo dall'animale, ci appare insufficiente. A questo punto, la scoperta di una nuova forma di nevrosi, ci ha permesso con l'individuarla, di cogliere, oltre questa specifica forma, una rete di connessioni tra ciò che si manifesta nella psiche, e la natura. Gli stemmi, oltre che di macchie e colori, parlano di qm1Jcos'altro: sono «armi», e hanno il loro terreno nel tempo di guerra. Anche la psicoanalisi ha a che fare con la guerra. La guerra le fa da sfondo e ne costituisce l'elemento invisibile. Io non so che cosa sia una psicoanalisi non marcata dalla guerra, talmente inoltrata jn'urì'lungo periodo storico senza conflitti da aver perduto anche le tracce, i «residui» delle ultime guerre. So invece che ora noi abbiamo a che fare con una psicoanalisi segnata dalla guerra, ho scoperto che molte delle difficoltà che sembrano appesantirla, che fanno parlare alcuni di «dipendenza» e di «interminabilità» dipendono invece dal mancato riconoscimento di una specifica sindrome, una figura della clinica della q�ale, avendola individuata, posso_appro- . priarmi come Freud del sogno. Ho chiamato questa «nuova forma» della clinica psicoanalitica, nevrosi di guerra in tempo di pace5 . È una nevrosi che �on colpisce dei combattenti o ex combattenti ma i loro discendenti nati negli ultimi giorni della guerra, o anche molti anni dopo la sua conclusione. Pur essendo lontana nel tempo e staccata dalla drammaticità degli eventi cui si riferisce, questa nevrosi ha la caratteristica davvero singolare di essere una nevrosi traumatica, come se fosse sorta in seguito allo choc di un'esplosione o di un bombardamento. Ma la connotazione più enigmatica dipende dal fatto che questo trauma, che pur appare legato nel modo più stretto a bombe e scoppi di guerra, si rivela in analisi sen15

z'ombra di dubbio come un trauma sessuale. Quarto e fondamentale punto, la semeiotica da cui si riconosce una nevrosi traumatica di guerra in tempo di pace non sono le espressioni linguistiche o comportamentali dei pazienti, i lapsus, le azioni sintomatiche, ma determinati aspetti e vicissitudini della luce e dei colori. L'intensificarsi della luce nei sogni svela il versante della nevrosi di guerra che dà sulla follia, un'inclinazione psicotica, e riguarda l'amore incestuoso per il padre. La tonalità, una gradazione di colore nei sogni, il confronto fra tinte simili che sfumano l'una nell'altra, con� cerne invece, sul versante della perversione, il trasporto amoroso per la madre. Scopriamo così come la tinta sessuale di una nevrosi traumatica di guerra deriva da quell'operazione che Freud, parlandone a Fliess, chiamava la «cattura del tema dei genitori», il tema della guerra, ma anche il tema della loro unione sessuale, unione indicibilmente violenta e scaturigine di quello scandalo della ragione che fa dire a un mio paziente evidenziando i legami con la paranoia: «Come posso essere figlio di mia madre? Un essere umano non può fare un figlio. Non esiste». Vi è infatti nella procreazione qualcosa di impensabile e di esplosivo. Per primo osò guardarvi Darwin, illuminato dalla lettura di Malthus, e da questo riconoscimento, dal riconoscimento cioè della stretta parentela tra l'atto generativo, la copula, e un'esplosione, uno scoppio di inaudita violenza, guerra e sessualità, trasse i lumi sufficienti e comprendere l'origine delle specie. La connotazione però più inquietante della nevrosi di guerra in tempo di pace dipende dal fatto che il trauma che sembra essere alla base di questa nevrosi nel binomio guerra-sessualità, sembra averne lasciato il segno quasi nella struttura cellulare dei pazienti nei quali si manifestano trombi di misteriosa origine, ectasie, spasmi, gonfiori, eccessi di trombossano nel sangue. 16

E questi trombi, lo vedremo tra poco, si rivelano nei sogni collegati a «rombi», rombi di aeroplano, ma anche pesci di un ristorante sotto casa, a bombe, ma anche a «bombette» sognate di un costume di cavallerizza. Un filo sembra unire questo tipo di pazienti al mondo animale. Ebbene, macchie e colori, la macchia d'urina in quanto macchia, il suo colore giallo, scoprono nel rapporto al padre, proprio attaverso la storia animale quel filo che collega un trombo a un rombo. Da un caso di «nevrosi di guerra in tempo di pace» traiamo il seguente sogno: Scopro il mio amore per mia nonna, e sembra che questo amore abbia un certo successo. Si crea una complicità con mia nonna e cominciamo a telefonarci di nascosto. Ma qualcosa viene a turbare questo rapporto ed è un matrimonio combinato tra un certo Fabio, un ragazzo, e una ragazza belga. Mia nonna è come coinvolta in questo matrimonio e mi diventa difficile telefonarle perché è come se non fosse più sola. Penso allora che si potrebbe ufficializzare il nostro rapporto (sposandola?) e faccio nel sogno considerazioni sull'età (era come se il ragazzo fosse il giovane rispetto a me, mentre io lo ero verso mia nonna). Andiamo, con mio marito, a prendere mia madre. Esce da scuola molto stanca e lo dice. Mi chiede del compito del giorno prima, un giovedì. Io le dico che non c'è stato, che ci hanno dato da scrivere una specie di tema, ma penso che non vada bene perché non scritto in senso scolastico (cerco di spacciarlo come se andasse troppo bene per la scuola). Dice mia madre: ma «la prof. xy è intelligente» (prof. alle medie, con figlio morto partigiano, non sopportava quando si traduceva milites con militi, diventava violacea). 17

Arriviamo a casa e c'erano dei gradini da scendere per arrivare a un salone dove c'era a letto mio padre. Sui gradini ci sono delle cose che bisogna scavalcare. E anche accanto al letto ci sono dei fogli distesi sul pavimento: e io dico: «attenzione a non mettere le scarpe sui fogli di papà». C'è anche un piattino con una mela e anche una forchetta. Passando questi fogli, per non schiacciarli, metto il piede in un punto in cui un'altra mela mi r9tola·vicino alla scarpa e si appoggia un po'·alla tomaia. Sono mele rosse con delle righine gialle. Mio padre mi dice di stare attenta a non farlo (di schiacciare le mele). Passo di là per telefonare a mia nonna (che doveva organizzare un pranzo con tutti gli operai, il fabbro che avev;;i.mo incontrato in un ristorantino sotto casa dové t'era il proprietario di un ristorante che conosco, che era molto buono. Qui vedo un dolce di panna. Penso di poter prendere non il dolce c;l.i panna ma un altro con accanto la panna. Il Beppino si avvicina e mi dice: ho dei bellissimi rombi e aggiunge qualcosa che riguarda l' occhietto vivo del pesce, è come se lo vedessi). . Vedo un vassoio di cartone pieno di medicine. Dico a mio padre se non può riordinarle. Dico: «ti darò una scatola». Affacciandomi vedo che c'è già una bella scatola che è della stessa tinta della moquette, ha dei disegni tipo Varese, dei fiorellini bordeaux su uno sfondo grigio verdastro. Allora dico: hai già una scatola. Arriva mia madre e con aria seccata dice: lascia a me di fare ordine. Parte del sogno saltata che la paziente si ricorda successivamente: 18 Quando parlo della prof. xy e del tema scolastico ho anche detto: "Sono andata troppo oltre, nel modo di serivere". Poi dico che devo finire la

scuola, penso che manchi poco. Ma mi viene in mente che non sto facendo la terza liceo, ma il primo anno di università:. Mi mancavano 4 anni, ma potevo anche smettere subito. Provo un senso di gioia e mi dico che da domani posso smettere ma sono perplessa come se io stessa non potessi accettare questa libertà. Senza una teoria psicoanalitica dei colori, questo, come moltissimi altri sogni di questa paziente, non sarebbe comprensibile. Vi si leggerebbe, l'esistenza, l'insistenza, di un desiderio, di un progetto incestuoso legato alla madre, dato che la nonna fa solo debolmente velo e allusione all'età avanzata della prima, ma non il quadro clinico, il contesto nosologico, con la connessa valutazione di un pericolo per la salute fisica, cui invece conducono i colori, i rapporti fra i colori, e le forme che nel sogno si muovono. I colori sono numerosi e sfumati: il violaceo del volto della professoressa, il rosso nella gradazione bordeaux, il rosso screziato di giallo della mela e il grigio verdastro del fondo. Il fondo appunto, con la sua tinta verdastra è un altro aspetto cui prestare attenzione. E poi vi sono le forme: le righe della moquette, la forma piatta del vassoio e il volume squadrato della scatola per i medicamenti, le striature luminose della mela, ma soprattutto il susseguirsi di forme tondeggianti, l'occhietto del pesce, le mele, quella sul piatto e quella che rotola e si appoggia alla scarpa. I colori in gradazione ci portano immediatamente sul terreno di una nevrosi traumatica di guerra, cosa di cui troviamo conferma nell'introduzione del personaggio della professoressa con il figlio morto da partigiano. Appartiene a questa stessa paziente il sogno che presentai al recente convegno «Forme della natura e del soggetto» a Firenze in cui avveniva la scelta di «un vestito analogo» a quello di una sorellastra: «Giacca di tipo tailleur 19

e una gonna che però aveva una tonalità più chiara della giacca, bluette la gonna e invece blu turchino la giacca... L'abito da cavallerizza aveva una bombetta». Questo termine di sorellastra riverbera anche sul sogno precedente una maggiore vicinanza fra la paziente e la madre: rivela un gioco di tre generazioni in cui la nonna esiste anche per rimarcare una identificazione della figlia con la madre. In un altro differente caso, cui pure mi sono riferito in quella sede, è la moglie, invece, del soggetto in analisi che in un sogno «è al telefono e parla di un vestito che tiene in mano, con le maniche corte, di color rosa o lilla». Un sogno nuovo, di cui ancora non ho parlato è invece quello di una giovane che, memore di una sensazione di cedimento vitale che ha provato anche in rapporto ai timori per la salute della madre, sogna di discutere con sua sorella a proposito di una gonnellina rosa-arancio. La sorella ha messo questa gonnellina sul proprio letto e intende indossarla. La paziente protesta perché sa di avergliela lasciata già una volta, ma non riesce a convincerla. Interviene allora un'altra sorella, minore delle due litiganti, che sono gemelle, cercando di mettere pace. La sorella gemella sbotta però: ma se la vuoi tientela, e se ne va. Prova un fortissimo dolore al risveglio. Ricorda che a quattro anni la nonna aveva fatto per loro due, due gonnelline molto graziose, a uncinetto, per metà a conchigliette e per metà a nido d'ape, come un alveare. In questi due ultimi casi, che non sono di nevrosi di guerra (ecco come questa forma ci rende edotti di altre forme, la nevrosi di guerra in tempo di pace mette in rilievo forme che appartengono più ampiamente alla psiche umana), delle sfumature di rapporto trovano espresione su una scala di tinte in cui però accenna a rappresentarsi quella rottura di confini fra le cellule, fra gli individui (le due gemelle), quelle interpenetrazi:oni e confluenze che investono i termini del tabù dell'incesto e del20

la mescolanza del nostro sangue con quello di specie diverse, animali inferiori, due principali gradini della darwiniana «discesa dell'uomo». Con la nevrosi di guerra, in cui forse l'accaduto traumatico ha qualcosa più dell'irreparabile, le delicate sfumature di tinta sembrano ordinate a una gradazione che culmina in una conflagrazione cui solo la guerra offre uno specchio all'altezza. Sono i militi che nell'anagramma mitili mette in rilievo la t che fa di un rombo un trombo: ecco un nuovo gruppo in cui si intrecciano non più uomini e serpenti, ma pesci e soldati. È la «bombetta» che completa la tenuta da cavallo. La professoressa col figlio morto partigiano apre anche alla parte dimenticata del sogno dove cade la frase "sono andata troppo oltre" che si riferisce al tema troppo poco scolastico, ma anche alla traduzione invece troppo scolastica, nel senso di pedissequa, di milites con militi, richiamo al fascismo ma anche pretesto a scivolare da militi a mitili, e dai mitili al ristorante dei trombi. Con il riferimento al pericolo per la salute, nella parte saltata viene saltata anche la possibilità di smetterla, di liberarsi forse domani (un'altra gradazione, temporale, non oggi, domani), possibilità che già nel racconto del sogno non esiste più. Abbiamo visto i colori, vediamo ora, secondo elemento, il fondo. Al fondo della moquette, grigiastro-giallastro corrisponde il fondo di un altro sogno. Un sogno ambientato a Venezia. C'era una donna vecchia, cenciosa, con delle patacche sul vestito. Parlava di «flanella», di una flanella fine, e un'altra donna mostrava una maglia di flanella. C'era poi un uomo con gli occhi azzurri (come l'analista, ma anche come il fruttivendolo che risponde in modo sgradevole a una sua battuta sul «lavorare», per cui evitò poi di andarci), presso un cavalletto. Sopra c'era un quadro, dove era 21

stato dipinto quasi solo il fondo. Il fondo che nei quadri del '600 (visti al Louvre) era quasi sempre arancione. In questo caso era un tipo di verde. Sul quadro erano segnate a matita delle forme di oggetti, una bottiglia, una brocca, una forma rotonda per la frutta, della frutta. Fa pensare a una natura morta e a Morandi. Ricorda un pittore bravissimo visto in Galleria, che riproduceva, con tutti i minimi particolari, un Canaletto. La gente si fermava a guardare, piena di ammirazione. Ritorna a descrivere il dipinto sul cavalletto: osserva che il «fondo tinta» era un verde «militare». Come nel lungo sogno precedente il colore delle mele richiamava quello della moquette, così questo sogno è ricchissimo di richiami coloristici e tematici al soggetto della nevrosi di guerra. Dalla distinzione metodologica di dire e mostrare si anima una sorte di messa in processo degli elementi, di dimostrazione in movimento del modo di funzionare di questo tipo di nevrosi e della relativa cura. In realtà questo sogno riguarda strettamente il lavoro dell'analisi, parla del soggetto in analisi e del suo psicoanalista, tenta una diagnosi e prospetta una via per la guarigione, mobilitando però nello stesso tempo tutte le resistenze di cui una nevrosi è capace. Come la selezione sessuale di Darwin opera, lungo il filo di moltissime generazioni facendo sì che su un fondo di tinta smorzata dei punti colorati si allarghino in macchie riproducenti simili tratti della fisionomia dell'antico progenitore, le macchie poi formino delle strisce, le strisce degli ornamenti e gli ornamenti degli ocelli, così la nevrosi di guerra ci prospetta l'analisi come un'imitazione della natura nel fare qualcosa, nel trasformare la macchia (la «voglia») sul fondo (psicotico) da cui proveniamo nella forma purificata, nel frutto (la mela, il fruttivendo22

lo) offerto da tutti i viventi a una suprema bellezza. Il «sogno ambientato a Venezia» ci mostra due volte il «fondo» di cui parliamo. Questo fondo è pittorico, militare, psicotico. Rappresenta l'«originario» inteso però nel senso più esatto come la materia, il «collodio» in cui il soggetto ha stabilizzato la sua immagine corporea. (Per un paziente il suo rapporto alla pittura cessò di colpo per la nausea che lo colse al vedere, durante una lezione, rassodarsi lo strato di gesso sulla «tela» da dipingere). La presenza dell'analista presso un cavalletto evoca, nella risonanza animale di quest'ultimo termine, il luogo della fobia come luogo delle scelte e come presidio antipsicotico. Abbiamo visto come il luogo della fobia, cioé la prima rappresentazione esterna dell'apparato psichico, assuma la forma di una pianta, di una mappa, traversata da una barriera, collocata all'incirca all'età di quattro anni, abbiamo visto come questo luogo permetta la successiva elaborazione di una nevrosi a partire da una costruzione di difesa e crei pertanto una scansione dal fondamento psicotico che lo precede. Questo luogo è segnalato dalla presenza di un animale, cavalli di Hans, la mucca di Darwin, ecc. Dall'età di 4 anni, il luogo della fobia rimanda una eco che può essere fonte invece di «fobie», una fobia che, nel caso del disgusto davanti al formarsi del fondo di gesso, si configura nel rigetto di un'attività manuale che dovrebbe manipolare il fondo psicotico. Nel sogno di cui stiamo parlando, l'alternativa al «cavalletto», da intendersi anche come strumento di tortura per la riluttanza del paziente ad accettare di smettere di «far flanella» per mettersi invece a «fabbricare una flanella», a filare, a formare la materia colloidale del fondo, l'alternativa allettante, piena di applausi e di compiacimento, è il «canaletto»: l'imitazione perfetta, l'esatta riproduzione del procedimento che il padre usava godendo della madre, per riprodurre un canaletto in galleria, allu23

sione oscena in cui la mente del paziente bambino, costretto a dormire in luoghi di passaggio, corridoi senza porte, si dilatava oltre ogni confine, oscenità che ritroviamo in un altro sogno del paziente: il sogno dello stanzino. Si trova in uno stanzino, apre il frigorifero e vede che c'è una chiazza di olio. Accanto al frigo c'è un lavandino e, sotto, un ripostiglio dove ci sono due piante, una più chiara e una più scura. Una ha forato il pavimento e gli ricorda una pergola con una vite che aveva sollevato il pavimento di marmo, come dei tubi sotterranei che all'inizio lasciano un rigonfiamento. È presente una giovane donna che non fa nulla, si limita a guardare. Fuori dalla finestra, la radio, terzo programma con la rassegna della stampa fatta da un giornalista. Una pianta gli ricorda dei fiori che ha cercato di disegnare durante l'estate: l i coglieva da un'aiola, erano molto vivaci, rossi, gialli, azzurri, con la forma di un trombone, come un grammofono. Le foglie sono appuntite, belle come disegni cachemir. Sono fiori mostruosi perché la notte si aprono, il giorno sono chiusi e stretti. In questo sogno la finestra scandisce il luogo della fobia nel quale appaiono, come nella cura del piccolo Hans di Freud, elementi meccanici ed idraulici. Le radici della pianta sono anche tubi, la vite è anche una vite. L'identificazione al padre è mostrata dalla radio, il terzo programma è lui, il bambino che assiste, dai luoghi di passaggio, agli abbracci dei genitori, ma è anche il padre la cui professione ha a che fare con i mezzi di comunicazione. La fine del sogno ribadisce quella del sogno precedente: qui i genitali della madre sono i fiori chiusi di giorno che si aprono di notte. La spasmofilia che si ,manifesta somaticamente nelle nevrosi di guerra in tempo di pace rivela il suo rapporto 24

allo spasimare di un desiderio incestuoso. Dopo questo come in un altro sogno in cui era chiuso in uno stanzino confinante con un paradisiaco Giardino delle Rose, il paziente fa voluttuosamente la cacca. Qualcosa che avviene senza sforzo, proprio come il contrarsi e il rilassarsi di un muscolo involontario e in coincidenza con un passivo essere «toccati» da uno sguardo o da una voce che si leva nella stanza accanto. Signa collatis micant vicina signis (Seneca), un ammiccamento di segni è il linguaggio di Eros nell'Edipo e insieme il terribile delle nevrosi di guerra. Campo divinatorio che permette anche di discernere per la perversione questa «legge»: che il perverso tratta i segni del linguaggio come segni della natura. Ma ritorniamo al sogno precedente. . Fermo presso il cavalletto, l'analista mostra, a sua volta, la flanella fine di un lavoro che consiste, come nel sogno dei mitili l'arrotondarsi delle righe sulla moquette nella forma delle mele, in una manipolazione del fondo psicotico che abbia l'abilità di passare dalle patacche, le macchie sul vestito cencioso di una vecchia, alle forme tondeggianti degli occhi azzurri e degli oggetti di una natura morta morandiana tra cui una «forma rotonda per la frutta», appena tratteggiata, che sembra aspettare un rafforzamento dei contorni e la posa di un frutto insolito, come insolito è il supporto che l'attende. Possiamo seguire, attraverso i sogni di diversi pazienti, non necessariamente dunque nevrotici di guerra, l'evoluzione delle forme che Darwin rintraccia trasversalmente attaverso diverse specie, cani, cavalli, farfalle, fagiani, o verticalmente nelle modificazioni cui è andato incontro, nel corso del tempo, l'aspetto degli animali di una data specie. Un «fattore sconosciuto» che Darwin chiama reversione rivela che la «macchia» del godimento paterno è incancellabile. Eccola dunque riapparire, come presso l'occhio di un cane, in uno spicchio giallo della cravatta che richiama una chiazza sui pantaloni verdi di un pa25

zieD:te che sogna di guardarsi allo specchio davanti al quale la madre, sarta, usava rimirarsi. Anche qui il riferimento agli abiti, ai tessuti e alla confezione rimanda a un lavoro che è organico, immediatamente vitale, embriologico, ma che il sogno propone a una elaborazione psichica. L'analisi invita un paziente non tanto a prendere in mano la propria esistenza, quanto a usare le proprie mani per filare il filo stesso della vita. Ma tessere il filo della vita è un compito che prima di tutto mette di fronte alla morte. Così una paziente incinta sviene e nel perdere conoscenza vede macchie con- · fuse e mormora: «È orribile, è orribile», quando al ristorante le viene casualmente ricordata la data di morte del padre. E un'altra paziente sogna di essere un cane dalmata, un animale la cui sopravvivenza dipende dal numero delle macchie nere, dato che vengono eliminati dagli allevatori quegli esemplari che mostrano la tendenza a essere tutti bianchi o tutti neri. Il dosaggio dei colori si lega in questo caso alla mescolanza dellediverse nazioni di origine dei genitori, quindi in definitiva alla mescolanza di sangue e al godimento paterno, con qualcosa di infausto però che ha legato nella storia della paziente le sue nozze alla scomparsa repentina del padre. Tutte queste configurazioni - punti, macchie, strisce, ocelli, sfere - che a Firenze ho presentato ferme, nella posizione che vengono a rappresentare, qui le cogliamo in movimento, cioè direttamente nel lavoro che l'analisi produce sulla psiche dell'uomo. Abbiamo visto i colori e il fondo. Delle forme ci siamo soffermati sulle macchie. Ora vediamo brevemente le strisce in quanto preparano la formazione dell'ocello. 26 Sogpa di essere (spostata dal lettino) sulla sedia e di avere in mano un foglio, che cerca di leggere. L'analista, che me ne parlerà in supervisione, è al suo fianco. La donna cerca di leggere e le sembra di riuscirci ma è ostacolata dal fatto che sul foglio

appaiono delle strisce arancione-arancio. Le strisce le ricordano la coperta del letto matrimoniale (sua? dei genitori?). L'analista è accanto a lei e la sogguarda. La donna accosta la guancia alla sua, ma l'analista scatta dicendo: «Ha rovinato tutto, così non potremo continuare ecc.» Lei però è contenta perché pensa che fino a quel momento non sarebbe riuscita a leggere, sia pure a stento, i suoi fogli, quei fogli che già teneva in mano, ma senza poterli leggere, in uno dei primi sogni della sua analisi. Abbiamo visto che le strisce sono per Darwin, quando appaiono per esempio sul dorso di un cavallo, la marca della reversione, come certe macchie in concorso con certe tinte lo sono per i piccioni, tratti del progenitore estinto che ricompaiono. Questi tratti, queste marche sono leggibili-illeggibili, si propongono a una lettura ma non sono scritti, rimandano al mondo della scuola più per il rapporto che questo ha con la guerra (la prima leva obbligatoria) che per il suo ruolo con la cultura. Ciò che l'analizzante non riusciva a «leggere» all'inizio della sua analisi erano appunto le strisce arancione-arancio che ora sono in evidenza. A loro volta però le stesse strisce le ostacolano un altro tipo di lettura: i caratteri in vista sono i caratteri ereditari. Appare in analisi il binomio natura-cultura. Questo avviene anche in un altro piccolo sogno di macchie di un paziente di cui vedremo poi invece due sogni di strisce che da marca della reversione, soggetta alla legge della selezione naturale, diventano, come nelle modificazioni descritte da Darwin per le penne degli uccelli, arrotondandosi e come lievitando, segni di un linguaggio d'amore che governa la selezione sessuale. In un momento di grande stagnazione morale, ha sognato un cane. A differenza di altre aggressioni, più violente, questa volta avviene solo che il 27

cane, uno spinone, nero, la morda a un dito, l'indice, con-- un- solo ·dente.. Pensa che il marito potrebbe �occorrerla spaii�cando a fci:rz,\-lé mascelle del cane. Poi si rende conto che è il cane di 'Rénata, la sua insegnante di ginnastica, che abita di fronte a lei. Riconosce l'ispirazione omosessuale del sogno. Collega la «puntura» con un episodio scolastico: si era punta a un dito con un pennino. Le era rimasto sotto pelle, in profondità, una macchia, che dopo anni era affiorata. La cultura non si contrappone alla natura, ma diventa ciò che indica con la penna le penne grazie al passaggio segnato dal dente di un cane sul luogo della fobia. Ancora l'identità si lega alle strisce nel sogno seguente in cui però un ulteriore passo porta all'individuazione della componente nevrosi di guerra che nel sogno precedente è appena suggerita in una scuola che non sposta il soggetto dalla natura alla cultura ma ve lo riporta e che ha a che fare più con la prima leva obbligatoria che con un primato del linguaggio che offuschi la continuità tra apparati della natura e apparato psichico. Sogna di dover restituire due libri. Questo corrisponde a un debito, a due rate di un debito che le viene ricordato imperiosamente al telefono. I debiti si configurano come due cinturini d'orologio rosa, uno più grande e uno più piccolo. Ne disegna in aria la forma con le dita e le viene in mente che ricordano i cinturini messi al polso dei neonati come riconoscimento. Poi nota però, descrivendo il cinturino, che è bombato, ed è colpita immediatamente dal nesso bombe che le appare solo pronunciando ad alta voce i suoi pensieri. Osserva che così conformato il cinturino non può portare né orologio né nome. I pensieri associati la portano a parlare di alcuni brac28

cialetti di sughero che porta al polso da poco, di grandi cerchi che vorrebbe acquistare come orecchini, e infine del desiderio di togliere dalla cassetta di sicurezza il grande bracciale d'oro donatole dal padre. Le strisce portano al padre. L'arrotondamento delle strisce e la loro bombatura sono già una lavorazione del suo nome, con la difficoltà di imprimerlo su unmateriale, quello del godimento, da cui i nomi, come gli anni, scivolano via. Difficoltà sottolineata dalle associazio�i che distinguono un padre naturale e un padre legal f . La serie degli ultimi sogni del cane spinone e della macchia al dito, del cinturino rosa bombato, appartengono alla stessa analizzante, una nevrosi di gtierra in tempo di pace, di cui ho parlato altrove a propos' ito del suo rapporto con lo zio ucciso dai partigiani e r�stituito cadavere dalle acque di un fiume. Della stessa analizzante seguiamo gli sviluppi dell'analisi nel sogno ·successivo. Sogna di essere in analisi. Di mettersi a sedere· e di rivolgersi all'analista per raccontargli un evento naturale. L'analista è seduto dietro una scrivania e non le presta molta attenzione perché distratto da due altre persone. Comunque l'analista, mentre parla ai due- ,Je passa un foglio, una specie di pergamena u11- po' ingiallita, con sopra i segni di yin e yang. Léi lo prende pensando però che si tratta di cose vecchie. L'analista la incoraggia inoltre a riprendersi altre cose che stanno là in giro. Lei lo fa e le mette nella borsa della' maglia. Questa borsa è stata da lei acquistata in vacanza per accontentare la figlia che voleva un golfino fatto da lei. Cosa a cui si è applicata trovandoci molto gusto. La borsa, una sacca verticale, la porta a parlare della borsa da viaggio regalatale da sua madre, un «siluro orizzontale con una cerniera larr:rpo» (come lascia immaginare con pochi gesti veloci). L'evento naturale è il seguente (osserva che lo 29

sta appunto raccontando, come voleva fare in sogno): si trova in un paesino, dove si recava in villeggiatura intorno ai cinque anni, il paesaggio è collinoso e una nebbia si distende rapidamente, ma in basso, a strisce orizzontali, sulle colline. Lei osserva dall'alto e vede che la nebbia si trasforma in neve. Viene o è annunciata una grande precipitazione d'acqua. Intanto in casa, una casa vuota forse come quella lasciata dopo l'abbandono per cause belliche di una città che era dominata da un corso d'acqua, da un rubinetto scorre dell'acqua. La situazione: si è scoperta un'infestazione da parassiti e non si è chiesta perché. Richiamata su questa sua «distrazione», pensa al turbamento che le provocò la rivelazione di come si fa l'amore. Atto chiamato dai bambini: La nescia. Pensieri: ricorda due scrigni simili, d'argento, forse regalati dallo zio il cui nome contiene sia un evento naturale che un'allusione, infantile, all'atto sessuale, ucciso dai partigiani, e posseduto uno da sua madre e uno dalla zia, moglie dello zio morto. Quello della madre aveva al centro una pietra rotonda, nera, con dei segni, bianchi. Quello della zia aveva invece una pietra larga, piatta, di color mattone. E lei lo trovava meno bello. A questi scrigni si lega per lei il pensiero di trauma sessuale. Si vede seduta a fissare lo scrigno della zia, qualcosa le era stato detto concernente la nescia. Ricorda poi di essere stata sorpresa dal figlio di 3 anni mentre faceva l'amore col marito. Il bambino si era fatto la pipì addosso e aveva inondato il bagno aprendo l'acqua del bidet. Il riconoscimento del trauma avviene col ritrovamento di due colori (nero e mattone), tra i quali si stabilisce un confronto e una gradazione (più bello-meno bello). A questo punto si scopre che il trauma non riguarda un fatto (i 30

giochi sessuali non creavano turbamento) ma cose udite, racconti. Come quello fatto dalla madre a proposito di due vecchi sifilitici, ricoverati all'ospedale in cui lavorava: la donna affermava di aver ricevuto dal marito il contagio perché nella cartella clinica la sua affezione era segnata con due crocette, quella del marito con tre. Logica della gradazione che porta la paziente a dirsi, ma sempre senza ricerca della verità, che l'origine dei parassiti dev'essere il marito perché sulla sua biancheria le tracce sono più vistose. Il trauma da cose udite, spiega la paura che manifesta quando l'analista le rivolge la parola e anche la fretta con cui cerca di alzarsi dal divano un attimo prima che l'analista glielo dica. È tutta tesa ad anticipare il trauma che è legato per lei alla parola. Nella Discesa dell'uomo Darwin porta un esempio. «Le galline di razza 'sberluccicante' (spangled) amburghese mentre sono coperte di lanugine, hanno poche macchie nere sul capo e sulle natiche, ma non sono striate longitudinalmente, come in molte altre razze; al loro primo vero piumaggio, esse sono mirabilmente disegnate a matita ('They are beautifully pencilled'), nel senso che ogni piuma è marcata da numerose sbarre scure; ma al loro secondo piumaggio le penne diventano tutte luccicanti o ornate in punta con una macchia scura rotonda»6 • Nel passaggio dalle macchie scure (dark spots), alle sbarre trasversali (dark bars), alla formazione tondeggiante finale (dark round spot), si compie uno sviluppo simile a quello che nei sogni dell'analizzante, mostra il raggrumarsi di macchie in strisce e ornamenti cui un'ulteriore evoluzione conferisce la forma raccolta e luminosa della pietra sullo scrigno. Come dichiarato dal sogno, questo processo è «un evento naturale» ma un evento delicato, lieve come la nebbia che si scioglie al sole. I sogni di questa paziente ci hanno mostrato un'evolu31

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