Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

retroattivo: non « un'ora di vera unione con quella ragazza serbavo nella memoria; no, non un vincolo, non una realtà compiuta... »). Non è tuttavia il contratto masochista il modello cui pensa Concha. Si tratta infatti di far esagerare l'amante per tradirlo ancora una volta. Supremo tradimento di Conchita, tradire Mateo proprio nel concederglisi vergine. È violando la verginità che Mateo ancora una volta si pone dalla parte del torto, collocandosi sul fianco dell'eccesso senza più abbandonarlo (allo stesso modo con cui prima si tratteneva sul lato dell'insufficienza e dell'insignificanza). (Si potrebbe anche parlare di un sistema MateoConchita, a partire dal suo funzionamento a regime di insufficienza o sovrabbondanza: macchina che non cessa di guastarsi). Ancora una volta Mateo non riesce a slacciarsi dalla voltificazione. L'ingresso della violenza investe l'ideologico: si dichiara guerra al volto. Prodromo di ogni ribellione è il « guardare in faccia la realtà ». Ora Mateo vorrebbe distruggere il volto cui prima aspirava: la violenza cui è chiamato ha di mira la decapitazione del corpo dell'amata, obbedendo così al progetto di incònoscibilità di Concha stessa. Artemide-Diana si fa sbranare. Ancora, è Conchita che si offre come cibo, purché cibo irriconoscibile; brano o lacerazione. « Durante il lungo silenzio che seguì, mi tormentò la tentazione di pigliar quella vanga, di gettare la donna sul1'erba e di troncarla in due pezzi, là, come un verme rosso... » (p. 116). Ma non ci si stupirebbe se da ciascun pezzo rinascesse una Conchita tutta intera... E chi potrebbe arrestare questa proliferazione illimitata? È data, dunque, la fame. Anch'essa però è effetto indotto del divenire cibo di Concha, che sembra porsi così sotto il segno masochista: « Dimmi che mi ucciderai! » (Frasi da un repertorio famigerato: « dovresti farmi qualcosa di vera201

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