nettre sono impossibili nell'arte come nella vita. Ma non si ferma a quel che enuncia: intanto, dichiaratamente, Ehrengard dovrebbe ,essere un racconto, una storia dall'auriea favolistica (il matrimonio dei granduchi , dopo quindici anni di attesa, è finalmente aUietato dalla nascita di un figho bello come il sole e...) smorzata da tocchi realistici o elementi che di solito non rientrano nelle favole-tipo (il figlio del principe Lotario e della principessa Ludmilla viene concepito al di fuori del matrimonio, nella passione); verso la fine la storia assume toni da racconto giallo, con risvolti da romanzo d'avventura per poi chiudersi, come ogni buona favola, sul ristabilimento dell'ordine. Ma l'espediente formale più vistoso consiste nell'integrazione, nel corpo stesso del racconto, di lettere inviate da Cazotte alla bisnonna della narratrice: le lettere illustrano gli sviluppi della vicenda tramite l'io/l'occhio di Cazotte - oolui che ha determinato la vicenda. Esse non sono un'aggiunta, un di più, né vengono usat ,e a mo' di oommento, ma sono parte integrante della narrazione e producono uno spostamento-spodestamento di voci: la narrazione impersonale della vecchia dstma viene alternata con quella dfoetta, i,n prima persona, di Cazotte - il personaggio. Questo shifting dalla narrazione«oggettiva» - chi parlava raccontava di altri, terze persone oggetto del discorso - alla narrazione «soggettiva» - chi parla è anche personaggio, anzi«motore primo» della vicenda - produce vari effetti poiché l'espediente del1e letteI1e i) autentica quel che è narrato 4 ; ii) facilita la funzione cinestetica con il passaggio alla prima persona narrante: il lettol'e s'idientifioa più facilmente col perisonaggio giacché «il pronome 'io' appartiene a tutti» 5; iii) rinforza l'ambiguità circa la collocazione del racconto: si tratta di una storia frutto di fantasia (deHa vecchia dama) o è vera perché documentata dalle let1Jere? 6 ; iv) rinforza ii gioco di voci di cui si è parlato in precedenza: inserimento ad incastro 94
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