non fosse mai awenuta. (Segno per noi dell'essere già là del perverso.) Il mostro-bambino è dunque semplicemente un bambino? Un altro modo di uscire dal luogo della fobia è quello di dimenticarlo. Il rapporto con l'animale viene cancellato ma rimane a tenere il nevrotico legato a quella forma di sanvtà che la rimozione impedisce e la perversione sembra in qualche modo contraffare, la smorfia. La fisionomia: questione di somiglianze, più o meno, ai genitori o ai parenti, questione di essere (esseri) troppo alti o troppo bassi, troppo grassi o troppo magri. In questo senso la fisionomia è la grande nemica dell'espressione. Essa ci è scolpita nelle membra e una foto la fissa. La fotografia è il prolungamento della scultura perché nell'andarla a rivedere, come facciamo, periodicamente, quello che ci aspettzlamo, è che si sia mossa. Contiguità della fobia alla perversione. Un recupero di produttività, o meglio, usiamo la parola, ài creatività, passa dunque per una smorfia, uno sberleffo rivolto alla foto che, eventualmente idealizzandoci, ci imprigiona. Non a caso questo numero del Piccolo Hans dedicato alla fisionomia è contemporaneo al convegno che la Pratica Freudiana tiene in questi giorni a Milano e a qualcosa che comparirà su un prossimo numero della rivista, qualcosa che ha a che fare con l'eclissi della fobia in analisi e con il ritrovamento di un « fondamento psicotico della nevrosi ». Forse è possibile oggi cominciare da là dove Freud chiudeva un suo scritto del 1923. Nevrosi e psicosi contiene infatti un passaggio assolutamente sorprendente. Questo punto, che riguarda il problema di come mantenere la salute psichica, come non ammalarsi di nevrosi, ci colpisce per una strana antinomia. Abbiamo visto la « ragionevolezza dell'ince9
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