Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

Verso l'analisi li attira il desiderio di usare « professionalmente » di tutta la comprensione di cui si sentono capaci. E questo li rende facilmente complici di aberrazioni dei loro eventuali pazienti o loro eventuale zimbello. Spesso i pazienti si lamentano in analisi, con se stessi, per non riuscire a « lasciarsi andare». E sull'importanza degli « affettiJ », che Freud avrebbe un po' trascurato, possiamo dire che si ritrovino concordi quasi tutti gli analisti: gli� affetti e l'importanza di ricambiarli o di mettersi comunque, come si dice, espressivamente in gioco. Piano inclinato dalla psicoanalisi alle psicoterapie centrate sul corpo, dove l'isteria da forma da curare diventa metodo di cura e sistema di vita. Ma se è all'animale che rimanda, si_a in base a G.B. della Porta che al Darwvn dell'Espressione delle emozioni, tutto ciò che per l'appunto attiene a espressioni e fisionomie, c'è un solo punto in cui la traiettoriJa dell'esperienza psicoanalitica incrocia, per struttura, un tratto di vita animale. E questo punto, così l'abbiamo chiamato, è il luogo della fobia. La sfera dell'espressione è legata al luogo della fobia. Così per esempio un'espressione innocente come un breve riso dell'analista, per simpatia o solidarietà con l'analizzato, se ha l'effetto prevedibile di sdrammatizzare un poco, come si dice, ciò che il nevrotico tende a ingigantire, risuonando in realtà dal luogo della fobia, che è luogo di scelte, produce istantaneamente un rafforzamento dell'ideale dell'Io. E che cos'è l'ideale dell'Io se non l'oggetto fobico trasfigurato in fisixmomia? l'animale ucciso risuscitato in caricatura? La fisionomia ha i vizi e le virtù dell'animale che il bambino ha incontrato per primo e col quale ha stabilito, nel bene e nel male, un oscuro sodalizio. 6

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