sto esprime in realtà questa vecchiaia proprio nella metafora·«pomeriggio di primavera», che traspone l'età avanzata in uno scenario t· emporale astratto .(il pomeriggio), così come vi traspone il desiderio di giovinezza (pomeriggio di «primavera»). Siamo perciò in presenza, al contrario di quello che potrebbe far supporre la leggerezza onirica del testo, di un materiale linguistico fortemente strutturato e condensato. Poiché il pomeriggio conclude il giorno (e la vita), la relazione «vecchiaia del padre vs giovinezza del figlio» vi si costruisce come 11elazione di opposizione «pomeriggio vs giorno». Il figlio, oome osserva il padre, può tramite questa metafora, proprio per la sua giovinezza-giorno, permettersi di dissipare quel tempo che invece obbliga lui alla fretta: per questi motivi è un «perdigiorno» e, come tale, preoccupa il padre. Anch'egH infatti, tramite la stessa metafora, sta effettivamente «perdendo il giorno», come ·«pomeriggio», nel tramonto della vita: ma il figlio, che ha tutta la vita davanti, può appunto permettersi, sen�a preoccupazione, di essere un vero «perdigiorno». :E. questo rilevante processo identificatorio, rappresentato linguisticamente da spostamenti e inversioni di funzioni denotative e connotative, che permette ora di giustificare il senso della strana frase. La relazione padre-figlio viene definita, con una implicita metafora, dalla I1elazione pomeriggio-giorno: ma essa viene mediata, più semplicemente anoora, dalla relazione «pomeriggio-meriggio». Il figlio è nel « meriggio della vita»: ma, come si è visto, il figlio disconosce nel pomeriggio-vita del padre una vera vitalità. In questo sistema linguistico che contrappone padre e figlio, la preoccupazione del padre può perciò cessare se, simmetricamente, egli disconosce la vitalità del figlio: poiché il figlio è nel «meriggio» della vita, è la «calda solantà estiva» di questo meriggio che v, iene disconosciuta 59
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==