Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

alquanto perdigiorno e incapace di farsi una posizione, gli dava abitualmente serio pensiero; ma quella era una giornata di sole malato e assai tiepida. L'avvocato camminava franco e guardava con occhi sbrigliati e penetranti (ìa presenza del figlio non li appassiva) le belle donne, quando si sentì chiamare. Dalla soglia rilucente d'una bottega di barbiere gli corse incontro il figlio in persona, senza giacca e con una manica rimboccata al disopra del gomito. - Papà, papà, guarda che bel taglio! E mostrava una ferita profonda all'avambraccio, una ferita di rasoio lunga e precisa; il sangue ne scorreva in abbondanza, ma il g10vane sorrideva contento. L'avvocato fu colpito d'orrore a quella vista, ma non ebbe il tempo di dir nulla perché il figlio, allargando con sicurezza le labbra della ferita e frugandovi dentro coll'altra mano, cominc iò ad estrarne qualcosa. Ecco ecco un lungo pezzo di spago, poi un grano di pasta bucata; e. porgeva questi oggetti al padre, il quale li prese e guardò dentro anche lui. Dentro era più largo di quanto non si potesse credere; le pareti erano livide e in fondo si scorgeva una specie di melma sanguinolenta donde appunto affioravano i vari oggetti. Ecco ancora una bulletta da scarpe, alcuni pallini da caccia, ,dei chicchi di riso. Il giovane tirò fuori anche un moscone colle ali appiccicate e un viermiciattolo azzurro ,e diafano, ma li gettò subito lontano da sé con disgusto. Il vermiciatto!o tuttavia, pervicace, cercò subito di arrampicarsi sulle scarpe di vernice dell'avvocato, ma il giovane col piede lo ributtò fra la polvere. Si tratta, come si può constatare, di un nucleo narrativo molto strano, dalle caratteristiche oniriche: vi fa spicco la ferita all'avambraccio del figlio dell'avvocato, dal cui interno l'avvocato e il figlio estraggono poi oggetti che intervengono in misura irrilevante nel proseguimento 57

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