Egli giungeva però, in ultimo, con questa considerazione, ad affermare runa fondamentale distanza d'osservazione dal linguaggio. Il linguaggio rivela, nel suo uso, proprietà simbol. iche e metaforiche che facilmente possiamo interpretare come un modello per la simbologia isterica: questa, tramite una priorità funzionale del .linguaggio, appare riprodurre sensazioni corporee. Ma Freud, cautamente, avanza appunto l'ipotesi che questa priorità funzionale sia ingannevole. Sia il linguaggio sia l'isteria dipendono ia un principio funzionale, che è esso stesso prioritario per entrambi. Freud, non essendo ancora in grado di descriverlo, ne esprime sinteticamente ,le caratteristiche definendolo come «fonte. comune». Non è facile, per noi, capire che cosa realmente Freud intendesse come « fonte comune», se non il fatto, ovvio (ma altrettanto impreciso), che essa rinvia al modo stesso di funzionamento dell'attività nervosa, prima che questa si manifesti nel linguaggio o nel comportamento sintomatico e simbolico del corpo. Né, però, d'altra parte, si può supporre che l'intera attività nervosa sia una « fonte comune» simmetricamente equidistante da due sue manifestazioni osservabili, quali l'isteria e il linguaggio. Isteria e linguaggio sono senza dubbio espressione di diversi livelli funzionali d'attività di questa fonte comune. Quanti però siano, in realtà, questi livelli, non ci è dato attualmente di sapere, come ci insegnano i diversi approcci psicologici , neurofisiologici e linguistici sulla possibile organizzazione interna del ,sistema nervoso. Vor, rei appunto delineare qual è, attualmente, il convincimento che mi si è formato sulla possibile natura strutturale di questa «fonte comune». Non utilizzerò, per presentare alcune di queste mie conclusioni, un materiale verbale raccolto da casi clinici, ma un materiale estratto dal linguaggio ordinario, anche se letterario. Nei miei studi sul linguaggio la struttura ge54
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