Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

Sulla <<fonte comune>> del linguaggio e dell'isteria Nell'ultimo dei casi presi in esame nei suoi Studi sull'isteria, Freud, dopo un'accurata analisi delle capacità del linguaggio nel rappresentare come simboli o metafore stati affettivi già avvertiti nel corpo (l'avere ad esempio una « fitta al cuore »), conclude con questa considerazione cautelativa le molte sue riflessioni sui rapporti tra isteria e linguaggio: « Anzi forse non è corretto dire che essa (l'isteria) si crea tali sensazioni mediante la simbolizzazione: forse essa non ha affatto preso l'uso linguistico a modello, piuttosto l'isteria e l'uso linguistico attingono a una fonte comune» 1 • La cautela di Freud deriva da una accentuata consapevolezza delle difficoltà a porre dei rapporti semplici ira espressione verbale e simbologia isterica. Nell'ip0tesi di una interdipendenza tra linguaggio e sintomo aveva avuto origine una cura verbale (l'abreazione degli affetti ottenuta dalla rievocazione delle esperienze traumatiche) che ambiva a portare alla ri-conversione della sintomatologia isterica negli originali contenuti affettivi e ideativi. Tale ipotesi si era mostrata spesso di difficile dimostrazione. Non entrerò, nel presente lavoro, nel merito di come Freud, gradualmente, modificasse la sua iniziale concezione teorica, e come modificasse, contemporaneamente, la sua attenzione ai fenomeni linguistici. 53

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