Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

mente non fu, nonostante il parere dell'interessato, l'accusa di Jean Bodin, imperterrito (e arrischiato, come ugonotto «convinto», «a mala pena scampato alla notte di S. Bartolomeo») 7 oppugnatore di pratiche magico-demoniache, che, nella sua Demonomania, aveva indicato i libri della Magia dellaportiana come «digni incendio»; fu molto probabilmente (e c'è da credere al suo biografo, Pompeo Sarnelli, 8 e a lui stesso, quando nel protestare si mantiene sulle generali) la malevolenza di gente che gli era più vicina, gente invidiosa della sua fama, delle sue ricerche e applicazioni industriose, dei suoi intrattenimenti ammirati, frequentati. Quella sua singolare conformazione (per usare un termine che familiarizza coi suoi studi fisionomici) , un impasto arguto di candore - quell'«infinito candore che disarmava» - e di sicura perspicacia, ebbe allora buon gioco contro le accuse, ma, quel che più conta per noi, si espresse in scelte e persuasioni radicali, accordate, senza margine critico o sfumature di termini e di giudizi (ingenuamente, appunto), con le tendenze e le figure del1'· «estremo naturalismo rinascimentale». 9 Sosteneva, il Della Porta, che i miracoli della sua Magia erano prodotti in �< termini naturali» e che i suoi procedimenti erano pura tecnica. Del resto egli definiva la magia «naturalis philosophiae consummatio» e la vede va come esplicazione e apogeo della scienza. Tra natura, filosofia naturale e arte magico-sperimentale si articola un «unico procedimento reale»: e il mago, tutto assorbito in questo procedimento, addetto al suo dominio con le specie e le particolarità innumerevoli del suo sapere, che va dalla medicina alla botanica, alla conoscenza di metalli, pietre e gemme, all'arte della distillazione (arte benefica e feconda, con cui si spremono e sublimano essenze da luoghi ed elementi segreti), e prende ordine e modelli dalle matematiche come dall'astronomia e dall'astrologia, 30

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