Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

miottatura - un modo comunque, che coniuga uno stile. Il segno che distingue l'uomo nell'origine non è fisico, ma metafisico e, come « raggio ,divino participato ». parrebbe riflettersi nel « lume della ragione» (infimamente, e dall'esilio della colpa originale); ma, come raggio dell'immagine e somiglianza, informa l'origine intera dell'uomo - spirito e materia -, poiché « Iddio creò l'uomo alla sua immagine; egli lo creò all'immagine di Dio, egli li creò maschio e femmina» (Gen., 1.27). E questo segno è il principio e il fine del naturale stile scimmiesco dell'uomo. Lo stile ha una perfezione: ad essa è volto continuamente e da ogni segno, con la sua idea è confrontato in ogni particolare. Nella tensione, nel confronto - e nei modi dell'una e dell'altro - il volume forma la sua ragione e il suo linguaggio, i quali rimuovono e spengono - in modo innocente, per lo spessore delle cifre e delle parole - il lume dell'origine appena attinto, quella somiglianza memorata in apertura. La perfezione dell'uomo - che il volume significa per una fisionomia armoniosamente compiuta nelle auree misure della mediocritas - ha i suoi termini e la sua essenza nell'uomo stesso: nessun carattere o archetipo, che dal sublime, dal trascendente, intervenga a segnarla, può - per quanto si nomini - prendere rilievo in questa trama e in questa lingua. In principio, dunque, l'uomo è stato chiamato « simia di Dio»; ma da questo principio, nella voluminosa materia in cui si cerca e si mostra la sua perfezione, l'uomo desiste dallo scimmiottare. La perfezion� della « simia » si nega ad ogni miserabile imitazione: si svolge come gloria dell'uomo « misurato e esemplare», centro e punto di riferimento di « un universo conchiuso». 1 Lo stile è cancellazione di quell'origine, e nel libro non prende mai « paradigmi» fuori della propria natura. Ogni richiamo alla sublime somiglianza, ogni segno che in 27

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