Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

chette abbozzata, ma non più che per un gioco o Witz, si dirà che Le corridor esibisce l'esempio che in qualche modo chiude il circuito: a:Cte sans paroles, paroles sans acte. adesso acte sans acte. Ipotesi teoretica che si supporta di una sorta di negativa dell'atto mancato, che è viceversa un atto pieno, se, come osserva Lacan, occorreva scoprirlo ·« perché finalmente lo statuto dell'atto fosse decisamente distinto da quello del fare». C'è una folla di ,gesticolazioni millesimali attraverso il testo di _Reverzy, senza che esse arrivino mai a connettersi in un agire, in un fare - in un saper fare del quale il soggetto possa ricev, ere e fornire notizia. In questo senso il corridoio è un luogo strozzato dove non si muove un passo; quanto vale a dire che vi si onora l'affermazione per cui ogni atto è senza atto. 7. Il filo del discorso, per quanto possa venire sospettato di forzature, ha un vantaggio; qualche volta provoca echi. Il tessuto verbale di Le corridor srotola una successione irrelata di cinèmi, meglio: di frammenti di cinèmi (« unità di espressione gestuale»), nella forma primaria, olofrastica, senza, per dir cosi, suffissi, flessioni che li aggancino l'uno all'altro, gerarchizzandoli secondo una finalità operativa. Vi si disegna l'incapacità « di combinare unità... più semplici in unità più complesse» - di ricomporre, mettiamo, i moti parziali , articolari e muscolari, del piede e della gamba nell'azione del passo. Non è difficile riconoscere la fonte della descrizione del fenomeno, sia pure estrapolata e applicata metaforicamente. Sono le pagine che Jakobson ha dedicato ai due tipi di afasia, l'afasia motoria e sensoriale, e in particolare agli effetti dei disturbi della contiguità. Se si sostituisce ai fonemi, alle sillabe, alle parole, alle propo21

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