Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

chkeit come «fattualità», annuncia, programmatico: «nel Witz l'identità ha luogo nel concetto, la diversità ha luogo nella realtà [Wirklichkeit, appunto, N.B.]; nel «gioco di parole» invece la diversità (ha luogo) nei concetti e l'identità [è] nella realtà, che è qualcosa a cui appartiene il «suono della parola» (Worlaut). » 4 Conclusione che ci sembra d'una certa portata: si sottolinea l'interazione tra parola e concetto, addirittura tra suono fonetico (Laut) e Wirklichkeit effettuale, annunciando il carattere «dissacratorio» del Witz, nel suo trovarsi davanti ad una diversità «reale» (wirklich) da padroneggiare, tramite il riso, ovviamente. L'operazione schopenhaueriana è però più complessa: essa tende al1'analisi d'un altro processo, il «fraintendimento» (Missverstandnis): esso è il quid pro quo, vale a dire «il calembour involontario» (unwillkurlich) 5 • Qui si coglie il senso dell'operazione, come (ovvio) rimando ad un caso di Vergreifen: Io Schopenhauer della Welt prepara un terreno, connettendo Witz e lapsus (nel suo senso latino). Non è ancora una rimozione (Verdrangung) che è sottesa, è chiaro: non deve comunque andar perso il valore d'una identità che si attesta sul senso ludico, da assegnare ai diversi (?) processi. Lo «scambiare una cosa per un'altra» rivela la sua connessione col Witz, marcandone l'involontarietà. Il passaggio non si compie nell'arbitrario, cosa che l'unwillkurlich evidenzia. Non può esserci qui che un contatto con lo stesso Wille (Volontà), pietra miliare della realtà (a prescindere dalle valutazioni ermeneutiche), per il teorico di Danzica. Un principio da abbattere, da negare, certo (quantunque non sul piano individuale, con rimando al «motto» d'apertura), pur sempre evidenziante un ordine reale che deve, programmaticamente, ricomporre la Wirklichkeit nella Realitat (la realtà materiale in quella psichica), oppure: il Witz (motto) nel Wortspiel (gioco di parole). Che deve annul183

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