Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

dienza», N.B.] due oggetti molto diversi sotto lo stesso concetto (unter einen Begriff), così il «gioco di parole» (W ortspiel) porta (bringt) due diversi concetti, tramite l'utilizzazione del caso (Zufall) sotto una parola (unter ein Wort). » 2 Ciò che va intuito è il senso della contrapposizione: realtà materiale, effettuale (wirklich, in ogni caso) e realtà psichica (Realitat, sinteticamente); gli oggetti sono violentati dal Witz, svaniscono nel concetto (Begriff) che ne risulta (accanto all'esito dell'ilarità); nel «gioco di parole» la consistenza dei concetti è sintetizzata in una parola (Wort) che si fa veicolo significativo (e significante) di Anschauungen varie. È il rapporto tra parola e concetto, sintetizzato, dopo Kant (il rimando all'Anschauung è evidente), sul piano intellettivo. Che è quanto dire che ciò che si snoda è una concatenazione (Ver7<.ettung) di immagini che non possono che secondarizzare il rimando ad un'esperienza che si pretende fondante, accanto alla (immancabile) frantumazione del soggetto. Veemenza dell'atto che Schopenhauer, se possibile, sottolinea ancor più del Kant «copernicano» (e comunque arrendentesi di fronte alla unità del reale). Non c'è fatalismo, antropomorfismo di sorta nella disamina schopenhaueriana (disillusione, se mai): è dal caso (Zufall) che dipende la denominazione (Namengebung) degli oggetti; il «gioco di parole» è perfettamente a suo agio, in un mondo che non è ordinato dall'uomo, più di quanto il sintomo nevrotico non sia affidato alla scelta (in Freud): la posta in gioco è ludica, ancora una volta. Il ricordo di Freud ammonisce; infatti: il piacere del Witz (in genere) deriva da un «alleggerimento (Erleichterung) della critica» e dalle sue costrizioni, nonché dal risparmio (Ersparung), ottenuto riguardo al dispendio psichico (an psychischem Aufwand) 3. Dove Schopenhauer, con occhio rivolto alla Wirkli182

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