Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

ogni modo, dietro a noi due nemici mortali, vola ormai una sterminata e tumultuosa (per riguardo alla loro posizione) folla di oggetti e personaggi morti; mi par quasi ci sia tutto quanto si dava al mondo, con infiniti occhi bocche e cigli, e membra di ferro. Nel gran finale, all'appressarsi dell'ultimo giro della pista, con le ultime esibizioni delle creaturine, il narratore leva una preghiera al Signore Iddio: gli recita una canzoncina che è il perfetto pendant di quella dell'omino gobbo riportata da Benjamin nel suo saggio su Kafka; si tratta di una preghiera che nasce dalla solitudine: 7 maggio « Nous sommes nombreux, nombreux, nombreu,,c: - n'en demandons pas plus pour etre heureux. - Une petite maison de campagne au bord de la mer, - ou en proximité d'un petit ruisseau dair...». Ma mentre Benjamin poteva ragionevolmente domandarsi se Kafka avesse pregato, qui nell'inaudita folla delle creature il narratore è arrivato nell'inferno, lo conferma il fatto che il nome del demonio - nelle Scritture -è appunto moltitudine. Cancroregina si chiude il 30 maggio in forma ciclica: la narrazione rinvia al punto da cui è partita. Intanto il narratore, con un passaggio che ricorda il freudiano « non sapeva di essere morto », è morto da due giorni. « Sono morto da due giorni. Però niente è cambiato, aveva ragione lei. Eh, se l'avessi saputo che era così facile e che niente doveva cambiare, sarei morto prima». Si chiude su un nulla di cambiato, con la folla-moltitudine di creature inseguitrici e un solo inseguito, morto ormai. L'opposto di quanto è dato leggere nella prima 179

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