Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

elevato anche ciò che è conosciuto può suscitare sorpresa e parere nuovo. Ma la novità si trasforma ben presto in un crescere di sguardi e di suoni che dall'esterno ritornano al nostro narratore. Le sue parole risuonano ora in bocca al povero Filano, ora provengono dalle viscere di Cancroregina ventriloqua. Gli compaiono ora alla vista creaturine odradekiane perfette, forse meno distaccate di quelle di Kafka, ma appartenenti alla medesima sfera di esperienza, con un particolare accento un po' picaresco, e un po' ossessivo da fantasma di corpo frammentato: 5 maggio Dio, ti ringrazio nuovamente: ora ho anche la compagnia. Mi sono usciti dalla bocca, dal naso, dagli orecchi, dall'ombelico e dall'ano; qualcuno anche, ma molto più piccino, dagli occhi e dal cinci. Sono i più, neri e lustri; peccato che puzzino; quelli che ho assaggiato sanno di formica, di ferro e di petto femminile. Ora in ogni caso sono qui, e coi più grossi, posso anche parlare. 12 maggio Non so: non vedo nulla, e ogni tanto mi vien fatto di toccare per l'aria certe grosse forme, delle volte grossissime, intollerabili e impossibili, credo. da inghiottire, simili a mammelle o a fianchi di donne, ma pelose sebben lisce e gradevoli al tatto. Se poi tento di abbrancare tutta la forma, essa mi sfugge. Chissà chi sono e che cosa vogliono da me; è però fuor di dubbio che devo assolutamente inventare qualche altro sistema per liberarmi anche di loro. Così materializzandosi, queste creaturine odradekiane stanno in bilico, sospese un attimo prima di entrare nel dominio di giustificazioni e di travestimenti tipici dei 176

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