getto che trionfa, quando la finestra non adempie il ruolo di inquadrare nell'articolazione del fantasma il soggetto all'oggetto. Il salto nel vuoto di Beatrice testimonia semplicemente e drammaticamente della impossibilità di dispiegare la scena del fantasma in un Altrove dell'immediatezza del corpo proprio. La posizione soggettiva dello psicotico, in relazione al desiderio e alla legge, si configura intorno al particolare rapporto che intrattiene con il reale che si mostra nella dimensione della certezza della quale partecipano tanto il delirio quanto il passaggio all'atto. Nel 1919, Ferenczi si interroga circa la relazione tra attività muscolare e pensiero. Le sue considerazioni sul pensiero muscolare si orientano nel senso di una riflessione sulla strutturazione dell'apparato psichico freudiano. Apparato psichico che Pinzi concepisce come un « complesso gioco di forze e di superfici» del quale la memoria è l'essenza stessa. Sul curioso modo di ricordare dello psicotico ci riporta ancora il gesto di Beatrice. Dell'episodio del salto nel vuoto non è rimasta che un'espressione da dire attraverso il corpo: « mi fanno male le gambe». Eppure nessun riscontro organico di postumi dell'incidente appoggia questo dolore, segnando così il limite dello sguardo medico, mentre è possibile, per l'ascolto psicoanalitico, reperire nella ripetitività di questa frase il particolare posto che essa occupa nel discorso. La mimica del volto che accompagna e completa le parole era quasi inesistente nel discorrere di Beatrice. Le sedute si svolgevano nel limitato racconto del passato più immediato, quello delle ore precedenti il nostro incontro, per prolungarsi in lunghi, imperturbabili silenzi come imperturbabile era il suo volto. Perciò mi colpì particolarmente l'ampio e largo sorriso che accom168
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