Spostando ogni peso dal dire all'udire, Vous les. entendez? si abbandona alla pulsazione neppure della parola ma del riso, delle risa giovanili che vengono da un'altra stanza, da un altro piano e sono raccolte da due ascoltatori/locutori indefiniti, o almeno definibili solo in virtù di quelle risate che ne allarmano e ne spostano p1an piano il discorso. Ciò che accade (se accade) in queste , storie non viene ·riferito dalle parole, dal dialogo, passa al disotto, o piuttosto attraverso quel medium che è una fonicità diffusa, pervasiva, pulsionale, che sembra avere inizio, e continuare, ben oltre il limite d'apertura e di chiusura del volume. Essa si configura come « ces messages produits par des réactions chimiques ,subtiles et compliquées, élaborées au course d'une langue évolution, qui assurent le fonctionnement d'un organisme vivant». Qui l'opposizione parola/atto, o piuttosto l'assorbimento dell'uno nell'altra, sembra voler risalire a quel momento di « dicotomia fonematica» (come direbbe Lacan) in cui si rifugia la mdice stessa dell'agire nella sua forma primaria. È, al limite, nello spazio fra fonema e fonema che per la Sarraute emerge qualche particola di reale - nella pura interiezione o in quella polverizzazione ultima del suono che sono i suoi puntini di sospensione. È per tale fissione che « ciò che accade» nei libri della Sarraute sembra tanto vicino a « ciò che accade» nel momento ben famoso del Fort-Da, dove l'atto del far sparire e ricomparire il rocchetto si riassorbe, per il suo valore sintomatico, nella giaculatoria infantile. La ripetizione ha dunque molto a che fare con il modo in cui la Sarraute realizza, direi allo stato puro, il progetto della « parole sans acte» - tenendo presente che, niente affatto paradossalmente, non si dà ripetizione (coazione a ripetere) se non di ciò che non c'è stato. 16
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